Omologazione e follia
Donne bellissime che di colpo cambiano faccia. Ancora belle (non sempre) ma “strane”, perfette (forse) ma un po’ aliene. Insomma… o è passato il botox o il bisturi, sta di fatto che non sono più le stesse di prima.
Il che, considerato che la vita è cambiamento, non dev’essere per forza un male, solo che il risultato è spesso disarmonico, innaturale come minimo.
E come lo vede l’uomo della strada, a maggior ragione dovrebbero vederlo loro, le celebrità, che di recitazione e finzione dovrebbero intendere più di noi.
E sono convinto anche che lo vedano, solo che qui entra in ballo quello che personalmente considero un autentico diavolo: l’omologazione.
Omologare: fare lo stesso discorso. Un dispositivo omologato è un dispositivo autorizzato all’uso in quanto in possesso di una certa serie di caratteristiche (non di meno ma nemmeno di più) di quanto stabilito dall’autorità.
Devi omologarti se vuoi far parte di quel mondo. Ergo, anche se non ti va, il ritocchino ti tocca comunque, la rughetta deve sparire, la tetta non può cadere nemmeno un po’.
Solo che poi l’omologazione diventa omogenea: le labbra sono tutte rifatte allo stesso modo, gli zigomi sono tutti alti uguali, uno dei due occhi è sempre un po’ più chiuso dell’altro… e le facce che risultano, bene o male, sono molto simili. Sorrisi inchiodati, smorfie al silicone, paralisi da botox.
Al mondo non piacerebbero ma l’industria che le produce le impone così. Ed ecco che allora, al mondo piacciono. E loro si rifanno sempre di più, sempre più uguali, sembre più orribili.
E’ la follia dell’omologazione a tutti i costi, la perversione di un principio per il suo opposto, cosa che capita sempre più spesso, ormai. Una follia che alimenta le stesse regole che l’hanno creata, in un circolo vizioso dall’esito incerto.
Si può interrompere questo circolo? Si può uscire dal tunnel? Certo! Basta ricordarsi che siamo individui e iniziare ad agire come tali. Non sempre semplice come cosa, lo riconosco, ma se non iniziamo, non possiamo di certo proseguire.
Rifiutare le logiche di mercato, di omologazione, non sarebbe difficile: basta dire… NO!
Se nessun attore fosse più disposto a farsi massacrare i connotati per rispondere a canoni di bellezza che, oltretutto, sono ormai validi solo per l’industria del cinema e non per gli spettatori, ecco che la chirurgia plastica selvaggia sparirebbe nel nulla.
E potremmo finalmente goderci il fascino autentico di una bella donna o di un bell’uomo, invece che l’artefatta quanto stereotipata bellezza che è tale solo nella mente dei produttori.
Condivido pienamente !