Ladri del tempo senza coscienza e rispetto
“Scusa, hai un secondo?”
Si, ce l’ho… forse; è quantomeno probabile. Ma resta il fatto che quel fottuto secondo, se lo do a te, non sarà più mio. In realtà non te lo do… è un secondo della mia vita passato per te.
Sta di fatto comunque che quel secondo non te lo posso dare. Un secondo mio dedicato a te, non allungherà la tua vita e non mi sarà mai reso. Il nostro tempo è tutto quello che abbiamo in dote. Certo, c’è l’energia, i talenti, la vita… ma come per tutto quanto, anche il tempo non è nostro. E’ un comodato d’uso e ha una sua dimensione limitata.
Il nostro tempo assoluto non esiste, la vita è e non finisce. Ma il nostro tempo relativo, quello di questa vita, quello è limitato. Il conto alla rovescia scatta alla nascita e nessuno sa quando arriverà a zero.
Non sappiamo neppure se quello zero è uno zero fisso o dinamico.
Quindi tutto quello che abbiamo (e non lo dico solo io, la cosa mi pare nota) è questo istante. Il prossimo non è garantito. Ogni istante che dedichiamo a qualcosa che non è quello che vogliamo realmente, è un istante rubato a noi stessi.
Va bene, ok, nessuno dice di essere egoisti. Ma ogni volta che facciamo qualcosa per qualcun altro, ricordiamoci che quell’istante non tornerà più. Quando mi chiedi di fare una cosa al posto tuo, è il mio tempo che stai usando.
Cerchiamo di ricordarcene quando chiediamo qualcosa a qualcuno, cerchiamo di essere almeno consapevoli del fatto che gli stiamo sottraendo del tempo che potrebbe dedicare a se stesso, a cose che gli sono fondamentali fare.
E chiediamoglielo con rispetto, non con la presunzione che quell’istante o secondo, miunto, ora, mese, anno ci siano dovuti.
Perchè il tempo non si può trasferire: si può solo usare; e non sappiamo quanto ne resti, ne a noi ne a colui o colei a cui stiamo chiedendo di dedicarcelo.