Attori o Reattori?
Nel film “The Peaceful Warrior”, tra le tante perle, ce n’è una di cui vorrei parlare in questo post.
“Gli stolti reagiscono. Il Guerriero agisce!”
Questa frase è di una verità incredibilmente perfetta, anche se personalmente sostituirei il termine “stolto” con “tutti”. Senza dare connotazioni emotive al termine “guerriero”, infatti, la differenza tra agire e reagire è abissale. Agire significa… “agire”, non “rispondere”. Tutti noi siamo convinti di agire mentre il più delle volte si tratta semplicemente di una reazione.
Una reazione che risponde a leggi puramente meccaniche, anche quando non sembra. Senza stimoli esterni o interni, l’essere umano comune semplicemente… si spegne.
Da un lato questo ha un senso, perchè tra gli stimoli c’è anche ciò che ci alimenta e senza cui non riusciamo proprio a rimanere vivi: più del cibo, più dell’acqua, più dell’aria… le impressioni sono quelle che ci consentono di vivere, che davvero ci alimentano. Un’impressione, del tutto irrinunciabile, va ad alimentare la nostra “macchina” costituita dall’insieme corpo-mente-emozioni. Quando si ferma lì… non è altro che cibo.
Ma dall’altro il senso proprio non esiste. Noi non possiamo accontentarci di essere reattori, perchè nella reazione non vi è alcuna libertà. Nell’azione, invece, vi è la libertà assoluta. Persino nella non-azione vi è la più totale libertà.
Ma nella reazione altro non si trovano che meccanicità, ego e riflessi condizionati, per quanto dissimulati.
All’inizio di un cammino di consapevolezza, non è assolutamente facile capire che quello che abbiamo sempre considerato come una nostra azione non è altro che una reazione ad altro. Fino a che non compiamo la nostra prima azione è tutto molto difficile, complesso.
Ma se per un istante agiamo invece di reagire, ecco che quel singolo istante acquisice un potere immenso, perchè pervaso dalla consapevolezza del momento presente; quello che Eckhart Tolle definisce “Il Potere di Adesso”.
Allora diventa possibile, per differenza, riconoscere le nostre reazioni, che saranno tutto ciò che ci tiene fermi, legati ad uno stato piuttosto che ad un altro.
Le azioni sono vita, le reazioni sono morte. O, nel migliore dei casi, meccanicità.
Alcuni, a volte, riescono anche a vedere questa cosa; capiscono di essere dei Reattori ma, a quel punto, ne vanno addirittura fieri. Un po’ come se pensassero di essere imperturbabili, realizzati.
Ma c’è una differenza enorme tra l’imperturbabilità di chi rifiuta di reagire e quella di chi non può che reagire: la prima è un’azione. La seconda è l’indice perfetto della non-esistenza.
In ogni istante possiamo scegliere se essere Attori della vita o Reattori alla stessa; la differenza, una volta sperimentata, è così enormemente devastante da accendere una fiamma all’interno.
Ma fino a quel momento, fintanto che siamo Reattori, non c’è nessuna vita.
Quello che davvero c’è, deve esserci qui ed ora, altrimenti è una balla, al massimo una potenzialità, che come tale non modifica di un singolo atomo quello che c’è qui ed ora ed è quindi totalmente ininfluente.
“Il problema non è la morte, il problema è che la maggior parte delle persone non si accorge di non vivere!” (“The Peaceful Warrior”).
C’è però un però… a volte abbiamo bisogno di uno stimolo, di un’azione esterna per agire a nostra volta. Si tratta di un diverso livello naturalmente… quello di qualcuno che, consapevole dei propri limiti, cerca un’azione esterna che possa costituire il carburante per una conseguente azione.
In questo caso parliamo di una reazione che è contemporaneamente azione.
Ci sono cose nell’animo umano che, sotto un certo livello di libertà, possono scatenarsi solo come reazione e, come tali, solo dopo trasformarsi in azione. Parlo dell’ispirazione, della risposta. Una risposta libera, non è mai una reazione ma, per l’appunto, un’azione conseguente. Il confine è sottile, ma assolutamente rimarchevole.
Gli stimoli sono una costante della nostra vita; senza, non potremmo esistere.
Un’azione che prenda spunto da uno stimolo può essere una reazione se pregna di un’ottava bassa, ma anche un’azione se, al contrario, è pregna di un’ottava alta.
Per fare un esempio: vedo un bambino affamato, d’istinto gli do del cibo. Questa è una reazione. Niente di male, ovviamente, ma è pur sempre una reazione.
Stesso stimolo: vedo un bimbo affamato. Attraverso la sua sofferenza realizzo l’assurdità della situazione e decido che, da quel momento in poi, mi batterò per far cessare la fame nel mondo. Questa è un’azione.
Ulteriore esempio. Capisco che, per aiutare chi mi sta intorno, ho bisogno di una passione che al momento, per cause varie, non riesco ad accendere. Cerco quella passione nel rapporto con un altro essere umano. Da quella passione “orientata al singolo”, allargo quello stesso sentire fino ad includere in esso tutta l’umanità. Questa è un’azione.
E questa, in un certo senso, è una parte della Magia del Cuore.
Un profondo e toccante articolo.…è vero le impressioni ci fanno vivere.…la MAGIA DEL CUORE.…..