Jupiter – il destino dell’universo: un grandissimo spettacolo
La visionarietà dei fratellli Wachowski non si smentisce. Jupiter ascending (questo il titolo originale, come sempre tradotto con i piedi) è uno straordinario affresco visivo della classica “realtà al di là della serratura”. Non c’è l’idea narrativa di Matrix, e neppure la forza “esoterica” della loro prima trilogia ma… Dio mio! Che immagini!
L’idea fissa dei Wachowski è evidentemente quella che la razza umana non sia affatto al top della catena alimentare. In Jupiter Ascending non fanno eccezione e ci troviamo ad assistere ad una umanità “coltivata” come su migliaia di altri pianeti, al solo scopo di fornire materiale genetico di ricambio per altre razze, materiale grazie al quale pochi (se rapportati al numero generale) individui si garantiscono una vita pressoché eterna.
Una famiglia in particolare, la stirpe degli Abrasax, detiene la quota di maggioranza del folle mercato genetico ed è proprio a causa delle dispute interne degli Abrasax che la protagonista, Jupiter Jones (Mila kunis), “ricorrenza genetica”, che noi definiremmo reincarnazione, della matriarca da poco deceduta, si troverà a dover lottare non solo per la propria vita ma anche per quella del genere umano, altrimenti destinato ad una spietata quanto inevitabile mietitura.
In un universo dalla tecnologia avanzatissima e la cui conoscenza della genetica è arrivata a livelli impensabili, Jupiter verrà aiutata da un licatante (ibrido tra uomo e lupo, interpretato da Channing Tatum) e da altri comprimari (Sean Bean).
La storia è debole, cara ad un certo filone di fantascienza di genere degli anni 30 e non possiede di certo la forza narrativa di Matrix ma compensa il tutto con un ritmo incalzante, e una visionarietà immaginifica di tale livello che passi praticamente il film a bocca aperta.
Dalla raffineria genetica nascosta nella turbolenta atmosfera di giove alla città natale degli Abrasax, dai più insignificanti accessori personali alla opulenta architettura delle astronavi, non c’è un dettaglio nel film che non lasci letteralmente stupiti per la capacità dei Wachowski di immaginare oggetti, procedure, usi e costumi di una civiltà avanzatissima.
Per me la bellezza di Jupiter Ascending è proprio in questa dimensione “creativa”, una forza immaginifica che ti getta a forza in una visione estremamente distante dai nostri parametri abituali.
Una visione che, almeno per quanto mi concerne, dà una grande certezza: quella che l’essere umano è ancora in grado di sognare cose da lui enormemente distanti e superiori.
E se siamo in grado di sognarle… allora siamo in grado di trovarle.
La critica internazionale ha stroncato questo film, ma personalmente ritengo che questa generazione di critici dovrebbe cambiare mestiere, oppure imparare a slegarsi dai soliti, marcescenti parametri di giudizio su cui basano il proprio normalmente noioso quanto prevedibile paradigma ed iniziare a valutare uno spettacolo con altri occhi: quelli di un pubblico che ormai non ha bisogno solo di grandi recitazioni, idee folgoranti e sorprendenti o altro di questo genere.
Quello che l’essere umano ha bisogno oggi, tra le altre cose, è di allargare una mente sempre più ridotta e ingabbiata in superficiali quanto ristretti schemi e di poter immaginare un mondo molto più evoluto e più bello. E questo (al di là della storia che sembrerebbe voler volgere proprio in direzione opposta) è in realtà quello che questo lavoro trasmette: una visione di un intero universo al di là del miserabile punto di vista che la maggior parte degli esseri umani adotta oggi.
Andate a vedere questo film in questa ottica e non solo non rimarrete delusi, ma vi porterete a casa una possibilità in più.
Da vedere assolutamente!