… di conseguenza oggi sono una delle più grosse cancrene di questi tempi.
Ma andiamo con ordine.
Diritto d’autore. Se un essere umano ha un’idea che rende la vita altrui migliore, anche solo dal punto di vista artistico, ha un senso che questo gli venga riconosciuto? Dal punto di vista di un’ottava bassa, ovvero non particolarmente elevato, la risposta è assolutamente “si”: quell’uomo deve essere ricompensato. In termini economici o materiali di altro tipo, non c’è dubbio.
Dal punto di vista di un’ottava alta, invece, è un’immensa cazzata! O meglio lo diventa nel momento in cui non si tratta più di ricompensare un’idea ma di dover pagare per avervi accesso. Ed è proprio questo ciò in cui si è trasformato il principio (peraltro ineccepibile): in un modo per rendere inaccessibile a chi non ha denaro qualcosa che gli permetterebbe di vivere una vita migliore (e magari anche di avere un po’ di denaro…).
Il diritto d’autore oggi non è altro che una puttana al servizio dell’avidità. E guardate che il concetto in questione si nasconde anche sotto mentite spoglie. Ci sono i casi eclatanti, come i diritti sui farmaci, sulla musica, sugli scritti e sui vari prodotti dell’ingegno (i famigerati “brevetti”), ma ci sono anche i casi occulti, come quelli di chi vuole avocare a sé parti di Verità quando non l’esclusivo diritto di diffonderla, oppure di discipline o metodi che potrebbero rendere migliore la vita di molti ma che si vuole a tutti i costi “monetizzare” oltre misura.
Eccolo qui il copyright: la perversione, il sovvertimento di un principio che in una società illuminata avrebbe ben altro significato. Immaginate un mondo in cui ognuno pensa in termini globali: ecco che la mia scoperta non è più la scoperta di un individuo, ma di tutta l’umanità. Il mio cibo non è il “mio” cibo, ma il cibo di tutta l’umanità. Potrei proseguire a lungo, ma credo che sia chiaro quello che intendo. Certo, il mondo sarebbe completamente diverso: non esisterebbero ricchi, ma neppure poveri. Non ci sarebbe la fame ma neppure l’0besità. Non ci sarebbero molte malattie che oggi impazzano e il crimine farebbe molta ma molta fatica a sopravvivere.
Proseguiamo con la globalizzazione. In realtà parliamo del principio di unità: difficile trovarne uno più elevato, no? Solo che anche in questo caso è stato sovvertito. La globalizzazione oggi viene intesa come “comunicazione globale”, ovvero l’interconnessione di strutture, risorse e informazioni a livello mondiale. Il che non sarebbe un male se non fosse che l’infrastruttura su cui si basa la suddetta interconnessione è sotto il dominio di poche aziende multinazionali che fanno esclusivamente ciò che più conviene loro dal punto di vista commerciale. Il che porta a non avere tale globalizzazione in tutto il pianeta ma solo nei paesi industrializzati ma, ciò che più fa schifo, ad avere ceduto il controllo di risorse, industrie, informazioni e trasporti a chi, in realtà, ancora una volta sfrutta il tutto non in nome di tutta l’umanità ma per il tornaconto di pochi.
Il che ci porta direttamente a parlare dell’ultimo termine, ovvero i Social Network. Fantastica idea che potrebbe davvero portare a fare la differenza, se non fosse che oggi sono rimasti esclusivamente dei collettori di dati personali ad esclusivo uso delle aziende che li hanno creati. In più, i contenuti non sono affatto liberi come si crede. Con la scusa della “moralità” e del “diritto d’autore”, oggi qualunque cosa può essere rimossa da un Social. Poco importa che sia una verità o che siano, ad esempio, delle immagini stupende con un sottofondo musicale.
Pozzi senza fondo come Facebook o YouTube sono sempre lì ad esaminare quello che scriviamo e che condividiamo, pronti ad eliminare quanto ci fosse di scomodo o sconveniente e ad appropriarsi, al contrario, di tutto quanto faccia comodo.
Occorre realizzare che tutto quanto potrebbe davvero essere qualcosa di meraviglioso, uno strumento per far progredire questa umanità verso un futuro splendente, viene in realtà sovvertito, capovolto, sporcato, all’unico scopo di rendere gli esseri umani sempre più schiavi.
E dopo avere realizzato “realmente” questa cosa, iniziare nel nostro piccolo spazio vitale, ad agire di conseguenza. Cominciamo ad offrire i nostri prodotti e le nostre idee ad un prezzo equo, ad esempio. Non sarà come regalarle, ma certamente non siamo ancora ad un livello sociale che ce lo consenta. Ed offriamolo direttamente alle persone a cui possono essere utili: non alla grande distribuzione o alle industrie, solo perchè “pagano di più”.
Offriamo le nostre idee, le nostre realizzazioni, quello che abbiamo compreso, alle persone che ci stanno vicine. Senza chiedere nulla in cambio, neppure in forma di aspettativa.
Cerchiamo di consumare ciò che viene prodotto in zone limitrofe a quelle in cui abitiamo: le banane in Italia non crescono: farle arrivare dal fruttivendolo lungo tutto l’anno crea una catena di eventi che ha alla base lo sfruttamento spietato di intere popolazioni.
Invece di correre a comprare l’ultimo modello di cellulare solo perchè ha una “S” davanti o perchè ha lo schermo curvo, o perchè permette di vedere due video alla volta, teniamoci quello dello scorso anno. Anche in questo modo contribuiremo ad interrompere la catena di sfruttamento umano che i colossi delle comunicazioni non smettono mai di ingigantire.
E per quanto riguarda i Social, smettiamola di pubblicare cazzate, citazioni di personaggi famosi che magari non sappiamo neppure cosa abbiano davvero detto. Se abbiamo dei contenuti, mettiamoli in gioco. Se troviamo il contenuto di qualcuno che riteniamo dovrebbe essere condiviso, facciamolo pure: ma aggiungendo il nostro pensiero, magari anche con poche parole.
Ma soprattutto smettiamo di usare i Social Network per gratificare il nostro ego. Condividere, propagare, distribuire: il resto è solo servire dimensioni di oscurità che stanno trascinando l’umanità nella tenebra più profonda!
Diritto d’autore, globalizzazione e social. Sarebbero oro ma sono stati sovvertiti…
… di conseguenza oggi sono una delle più grosse cancrene di questi tempi.
Ma andiamo con ordine.
Diritto d’autore. Se un essere umano ha un’idea che rende la vita altrui migliore, anche solo dal punto di vista artistico, ha un senso che questo gli venga riconosciuto? Dal punto di vista di un’ottava bassa, ovvero non particolarmente elevato, la risposta è assolutamente “si”: quell’uomo deve essere ricompensato. In termini economici o materiali di altro tipo, non c’è dubbio.
Dal punto di vista di un’ottava alta, invece, è un’immensa cazzata! O meglio lo diventa nel momento in cui non si tratta più di ricompensare un’idea ma di dover pagare per avervi accesso. Ed è proprio questo ciò in cui si è trasformato il principio (peraltro ineccepibile): in un modo per rendere inaccessibile a chi non ha denaro qualcosa che gli permetterebbe di vivere una vita migliore (e magari anche di avere un po’ di denaro…).
Il diritto d’autore oggi non è altro che una puttana al servizio dell’avidità. E guardate che il concetto in questione si nasconde anche sotto mentite spoglie. Ci sono i casi eclatanti, come i diritti sui farmaci, sulla musica, sugli scritti e sui vari prodotti dell’ingegno (i famigerati “brevetti”), ma ci sono anche i casi occulti, come quelli di chi vuole avocare a sé parti di Verità quando non l’esclusivo diritto di diffonderla, oppure di discipline o metodi che potrebbero rendere migliore la vita di molti ma che si vuole a tutti i costi “monetizzare” oltre misura.
Eccolo qui il copyright: la perversione, il sovvertimento di un principio che in una società illuminata avrebbe ben altro significato. Immaginate un mondo in cui ognuno pensa in termini globali: ecco che la mia scoperta non è più la scoperta di un individuo, ma di tutta l’umanità. Il mio cibo non è il “mio” cibo, ma il cibo di tutta l’umanità. Potrei proseguire a lungo, ma credo che sia chiaro quello che intendo. Certo, il mondo sarebbe completamente diverso: non esisterebbero ricchi, ma neppure poveri. Non ci sarebbe la fame ma neppure l’0besità. Non ci sarebbero molte malattie che oggi impazzano e il crimine farebbe molta ma molta fatica a sopravvivere.
Proseguiamo con la globalizzazione. In realtà parliamo del principio di unità: difficile trovarne uno più elevato, no? Solo che anche in questo caso è stato sovvertito. La globalizzazione oggi viene intesa come “comunicazione globale”, ovvero l’interconnessione di strutture, risorse e informazioni a livello mondiale. Il che non sarebbe un male se non fosse che l’infrastruttura su cui si basa la suddetta interconnessione è sotto il dominio di poche aziende multinazionali che fanno esclusivamente ciò che più conviene loro dal punto di vista commerciale. Il che porta a non avere tale globalizzazione in tutto il pianeta ma solo nei paesi industrializzati ma, ciò che più fa schifo, ad avere ceduto il controllo di risorse, industrie, informazioni e trasporti a chi, in realtà, ancora una volta sfrutta il tutto non in nome di tutta l’umanità ma per il tornaconto di pochi.
Il che ci porta direttamente a parlare dell’ultimo termine, ovvero i Social Network. Fantastica idea che potrebbe davvero portare a fare la differenza, se non fosse che oggi sono rimasti esclusivamente dei collettori di dati personali ad esclusivo uso delle aziende che li hanno creati. In più, i contenuti non sono affatto liberi come si crede. Con la scusa della “moralità” e del “diritto d’autore”, oggi qualunque cosa può essere rimossa da un Social. Poco importa che sia una verità o che siano, ad esempio, delle immagini stupende con un sottofondo musicale.
Pozzi senza fondo come Facebook o YouTube sono sempre lì ad esaminare quello che scriviamo e che condividiamo, pronti ad eliminare quanto ci fosse di scomodo o sconveniente e ad appropriarsi, al contrario, di tutto quanto faccia comodo.
Occorre realizzare che tutto quanto potrebbe davvero essere qualcosa di meraviglioso, uno strumento per far progredire questa umanità verso un futuro splendente, viene in realtà sovvertito, capovolto, sporcato, all’unico scopo di rendere gli esseri umani sempre più schiavi.
E dopo avere realizzato “realmente” questa cosa, iniziare nel nostro piccolo spazio vitale, ad agire di conseguenza. Cominciamo ad offrire i nostri prodotti e le nostre idee ad un prezzo equo, ad esempio. Non sarà come regalarle, ma certamente non siamo ancora ad un livello sociale che ce lo consenta. Ed offriamolo direttamente alle persone a cui possono essere utili: non alla grande distribuzione o alle industrie, solo perchè “pagano di più”.
Offriamo le nostre idee, le nostre realizzazioni, quello che abbiamo compreso, alle persone che ci stanno vicine. Senza chiedere nulla in cambio, neppure in forma di aspettativa.
Cerchiamo di consumare ciò che viene prodotto in zone limitrofe a quelle in cui abitiamo: le banane in Italia non crescono: farle arrivare dal fruttivendolo lungo tutto l’anno crea una catena di eventi che ha alla base lo sfruttamento spietato di intere popolazioni.
Invece di correre a comprare l’ultimo modello di cellulare solo perchè ha una “S” davanti o perchè ha lo schermo curvo, o perchè permette di vedere due video alla volta, teniamoci quello dello scorso anno. Anche in questo modo contribuiremo ad interrompere la catena di sfruttamento umano che i colossi delle comunicazioni non smettono mai di ingigantire.
E per quanto riguarda i Social, smettiamola di pubblicare cazzate, citazioni di personaggi famosi che magari non sappiamo neppure cosa abbiano davvero detto. Se abbiamo dei contenuti, mettiamoli in gioco. Se troviamo il contenuto di qualcuno che riteniamo dovrebbe essere condiviso, facciamolo pure: ma aggiungendo il nostro pensiero, magari anche con poche parole.
Ma soprattutto smettiamo di usare i Social Network per gratificare il nostro ego. Condividere, propagare, distribuire: il resto è solo servire dimensioni di oscurità che stanno trascinando l’umanità nella tenebra più profonda!
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