Ottava bassa e ottava alta

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E’ un modo di dire, un’e­spres­sio­ne un po’ ger­ga­le che fa rife­ri­men­to alla leg­ge del­l’ot­ta­va (la spie­ghia­mo in un altro momen­to, eh?) e che ser­ve a distin­gue­re due pun­ti di vista abba­stan­za defi­ni­ti. Potrem­mo defi­ni­re il pri­mo (l’ot­ta­va bas­sa) come il pun­to di vista più ristret­to, più limi­ta­to se voglia­mo, e il secon­do, l’ot­ta­va alta, come quel­lo deter­mi­na­to da una visio­ne più ampia, più ogget­ti­va o, per pren­de­re a pre­sti­to l’ar­chi­tet­to di Matrix, quel­lo da cui osser­va una men­te più lega­ta a para­me­tri di pre­ci­sio­ne e meno di identificazione.

In real­tà, pro­prio per amo­re di pre­ci­sio­ne, potrem­mo dire che esi­sto­no infi­ni­ti pun­ti di vista, cia­scu­no lega­to ad un’ot­ta­va diver­sa, ma andrem­mo a cac­ciar­ci dav­ve­ro nei guai. Per­ciò, alme­no per quan­to riguar­da que­sto post, fare­mo rife­ri­men­to ai due pun­ti di vista prin­ci­pa­li: quel­lo limi­ta­to e quel­lo da cui quel limi­te spe­ci­fi­co sem­bra sparire.

Per fare un esem­pio con­cre­to, potrem­mo pen­sa­re alla linea che sepa­ra l’ac­qua del mare dal­l’a­ria. Al di sot­to di essa c’è un mon­do che non può entra­re in con­tat­to con quel­lo che si tro­va al di sopra del­la linea. Men­tre quel­lo al di sopra, con gli oppor­tu­ni stru­men­ti, può non solo entra­re in quel­lo sot­to­stan­te ma inte­ra­gi­re con esso in modi che, visti da chi abi­ta il mon­do sot­to­stan­te, potreb­be­ro sem­bra­re frut­to di magia.

Potrem­mo dire che tut­to quel­lo che acca­de in que­sto mon­do può esse­re visto da que­ste due “otta­ve”, ovve­ro da que­sti due pun­ti di vista, e for­ni­re all’os­ser­va­to­re due impres­sio­ni com­ple­ta­men­te differenti.

Il pri­mo, quel­lo del­l’ot­ta­va bas­sa è più ristret­to, ma si for­ma pro­prio per­chè chi lo vive non ha idea del­l’e­si­sten­za di quell’altro.

Ogni gior­no dei fat­ti ven­go­no mostra­ti dai media main­stream. L’o­pi­nio­ne pub­bli­ca, in mol­ti casi, si muo­ve e discu­te sul­la base di quel­lo che vie­ne descrit­to dai sud­det­ti media. La rea­zio­ne del­l’o­pi­nio­ne pub­bli­ca, avvie­ne con il pun­to di vista del­l’ot­ta­va bas­sa. Que­sto per­chè i media non han­no in nes­sun modo la pos­si­bi­li­tà di rap­pre­sen­ta­re ogget­ti­va­men­te la mag­gio­ran­za dei fat­ti in quan­to colo­ro che scri­vo­no gli arti­co­li rela­ti­vi non sono sta­ti pre­sen­ti a ciò che descri­vo­no e nel­la stra­gran­de mag­gio­ran­za dei casi si basa­no sui lan­ci di agen­zia. In più occor­re con­si­de­ra­re che le noti­zie ven­go­no qua­si sem­pre distor­te e addo­me­sti­ca­te per otte­ne­re la rea­zio­ne voluta.

Gli stes­si fat­ti, se visti dal­l’ot­ta­va alta, risul­ta­no com­ple­ta­men­te diver­si ed acqui­sta­no una ragion d’es­se­re del tut­to estra­nea a quel­la su cui l’o­pi­nio­ne pub­bli­ca si azzuf­fa, spes­so in un pol­ve­ro­ne di ener­gia but­ta­ta let­te­ral­men­te al ven­to e paro­le spre­ca­te (per non par­la­re del­l’o­dio e del­le emo­zio­ni nega­ti­ve susci­ta­te che gira­no per il mon­do, inqui­nan­do men­ti e cuo­ri di quan­ti ven­go­no in con­tat­to con esse).

Pren­dia­mo per esem­pio un fat­to recen­te. Il goril­la ucci­so per pro­teg­ge­re un bim­bo che era sta­to lascia­to cade­re nel­la sua zona dai geni­to­ri. La noti­zia è sta­ta volu­ta­men­te alte­ra­ta (come tan­te altre, d’al­tron­de), per aumen­tar­ne l’ap­pa­ren­te ini­qui­tà, con­tan­do sul­la rea­zio­ne sde­gna­ta del pub­bli­co in gene­ra­le e degli ani­ma­li­sti in par­ti­co­la­re, al solo ed uni­co sco­po di fare leva sul­le emo­zio­ni nega­ti­ve e sul mora­li­smo di bas­so ran­go, aumen­tan­do così in modo espo­nen­zia­le il nume­ro di visua­liz­za­zio­ni di pagi­ne di gior­na­li e social net­work che ripor­ta­va­no la notizia.

In que­sto modo, milio­ni di spot pub­bli­ci­ta­ri han­no potu­to esse­re vei­co­la­ti ver­so le cen­ti­na­ia di miglia­ia di per­so­ne che si sono acca­pi­glia­te sul­la que­stio­ne. Le per­so­ne non si sono accor­te del­l’au­men­ta­to bom­bar­da­men­to media­ti­co per­chè iden­ti­fi­ca­te nel­la par­te dei pala­di­ni degli ani­ma­li e han­no così “ingo­ia­to” sen­za bat­te­re ciglio cen­ti­na­ia di annun­ci pubblicitari.

L’ot­ta­va bas­sa è quel­la da cui guar­da­va­no quel­li che si strap­pa­va­no i capel­li per le sor­ti del goril­la. L’ot­ta­va alta… è quel­la da cui sca­tu­ri­sco­no que­ste paro­le. E’ il pun­to di vista che cam­bia. Nel pri­mo caso ristret­to, nel secon­do, leg­ger­men­te più dila­ta­to. Dico “leg­ger­men­te” per­chè que­sta è solo una del­le otta­ve più alte da cui osser­va­re la vicenda.

Da un’ot­ta­va anco­ra più ele­va­ta, ad esem­pio, è pos­si­bi­le com­pren­de­re il com­por­ta­men­to spes­so inspie­ga­bi­le di cer­ti estre­mi­smi ani­ma­li­sti, cono­scen­do qua­li sia­no real­men­te i rap­por­ti evo­lu­ti­vi tra regno ani­ma­le e uma­no e come tali com­por­ta­men­ti sia­no per­fet­ta­men­te com­pren­si­bi­li nel momen­to in cui si pren­de in esa­me la compassione.

La com­pas­sio­ne (che non è quel­la cosa che ti fa dire “pove­ri­no” quan­do vedi qual­cu­no di meno for­tu­na­to di te, ma un Prin­ci­pio mae­sto­so ed incre­di­bil­men­te ele­va­to) si espri­me come può a secon­da del livel­lo evo­lu­ti­vo di chi la pro­va. Gli ani­ma­li­sti che arri­va­no a dire che pre­fe­ri­sco­no gli esse­ri ani­ma­li a quel­li uma­ni, stan­no sem­pli­ce­men­te spe­ri­men­tan­do in modo bra­do que­sto prin­ci­pio. Il regno ani­ma­le è inte­ra­men­te con­te­nu­to all’in­ter­no di quel­lo del­l’es­se­re uma­no. Per­ciò ave­re com­pas­sio­ne di un ani­ma­le è pra­ti­ca­men­te imme­dia­to in quan­to inscrit­to nel nostro DNA.

Ave­re com­pas­sio­ne di un esse­re uma­no è pos­si­bi­le quan­do la nostra visio­ne e com­pren­sio­ne sale oltre un cer­to limi­te, che potrem­mo defi­ni­re impro­pria­men­te quel­lo di un’ot­ta­va supe­rio­re, e da lì ci con­sen­te di com­pren­de­re evo­lu­ti­va­men­te altri esse­ri uma­ni. Fin­tan­to che que­sto non avvie­ne, non ci è pos­si­bi­le se non in modi impro­pri o comun­que par­zia­li. Mag­gio­re è l’al­tez­za del­l’ot­ta­va, mag­gio­re la com­pren­sio­ne di ciò che acca­de ad un nostro simi­le, e mag­gio­re la com­pas­sio­ne che avre­mo nei suoi confronti.

Ma atten­zio­ne: com­pren­sio­ne e com­pas­sio­ne non impli­ca­no di cer­to con­di­vi­sio­ne di ciò che è ogget­ti­va­men­te erra­to. Signi­fi­ca com­pren­de­re le cau­se di alcu­ni effet­ti e con­di­vi­de­re all’in­ter­no una sof­fe­ren­za o un pro­ces­so inte­rio­re. Que­sto quin­di a mag­gior ragio­ne non impli­ca accon­di­scen­de­re ad atteg­gia­men­ti che, pur tro­van­do una loro ragion d’es­se­re in cau­se ogget­ti­ve che potrem­mo defi­ni­re posi­ti­ve se viste da un pun­to di vista suf­fi­cien­te­men­te ele­va­to, dan­no luo­go a com­por­ta­men­ti altret­tan­to ogget­ti­va­men­te errati.

L’a­ni­ma­li­sta che vie­ne a dire che “doven­do sce­glie­re se sal­va­re un ani­ma­le o un bam­bi­no sce­glie­reb­be l’a­ni­ma­le” fa un erro­re enor­me e dovreb­be esse­re mes­so a tace­re, per­chè un atteg­gia­men­to di que­sto tipo, pur essen­do ascri­vi­bi­le ad un prin­ci­pio ele­va­to come la com­pas­sio­ne, ne è in real­tà un’e­spres­sio­ne com­ple­ta­men­te per­ver­ti­ta ed alte­ra­ta da una con­di­zio­ne di pro­fon­da igno­ran­za, e man­ca­to svi­lup­po men­ta­le ed emo­ti­vo. E se dav­ve­ro l’i­dio­ta in que­stio­ne (per­chè di idio­ta trat­ta­si) sareb­be dispo­sto a lasciar mori­re un esse­re uma­no per sal­va­re un ani­ma­le, potreb­be tra­sfor­mar­si in un peri­co­lo rea­le per sé ma soprat­tut­to per la comu­ni­tà con cui interagisce.

Così… giu­sto per dire che il mon­do non è quel­la stu­pi­dag­gi­ne che mol­ti cre­do­no che sia. Pri­ma di tut­to per­chè il mon­do non è limi­ta­to a que­sto pia­ne­ta, e poi per un sac­co di altre ragio­ni che, pure essen­do oscu­re ai più, sono in real­tà chia­re per i meno.

Capi­to mi hai?

Ci si vede in giro!

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