Quelli che provano a fare meditazione per un’ora… e poi passano ad altro

Provare un corso. Beh… non ci vedo nulla di male, mi pare ovvio. Si provano i corsi prima di iscriversi, per non gettare il tempo ed il denaro dalla finestra. Più che d’accordo.

Il problema è… che è un criterio disfunzionale. Come si può pensare di provare qualcosa per un’ora e pensare di decidere se è quello che fa per noi? Non lo capisco.

Qualunque attività anche puramente fisica, richiede un minimo di tempo per essere apprezzata: occorre capire la tecnica, appropriarsene e metterla in pratica. Il corpo si deve adattare… dunque come si può pretendere di giudicare in una sola ora se ci piace o se ci fa bene?

Per attività “leggermente” più elevate, quali la pratica dello Yoga o della Meditazione, a maggior ragione come possiamo pensare di essere in grado di coglierne gli effetti quando ci vogliono spesso ben più di pochi mesi anche solo per arrivare a scalfire un minimo di queste “attività”?

Il problema è ancora una volta la superficialità in cui questo mondo è venuto a trovarsi, insieme all’ignoranza. Le persone iniziano a sentire una traenza verso qualcosa che le porti ad uscire dallo stato in cui si trovano (e questo è un bene, mi pare) ma al contempo non hanno la minima idea di quello che davvero può farlo.

Ecco allora che il criterio di valutazione non è quanto una cosa sia efficace, ma quanto possa piacere soggettivamente. E qui, immancabilmente, casca l’asino.

Se una disciplina ha davvero la possibilità di cambiare qualcosa in noi è ovvio che non lo farà favorendo il modo in cui siamo ora. Ergo, se una disciplina “ci piace” dopo solo un’ora… i casi sono due: o quella disciplina non fa altro che gratificare il nostro ego, oppure non abbiamo ancora toccato nulla di essa.

Nel primo caso non solo non ci fa bene, anzi… è decisamente dannosa! Nel secondo invece… non dovremmo pensare di essere in grado di aver capito se va bene per noi oppure no.

Certo, possiamo decidere se ci piace l’ambiente, la persona che ci propone la cosa, magari anche se emotivamente non ci ripugna… forse anche percepire in qualche modo se quello che dice può avere un senso… ma è finita lì!

Oggi molte persone iniziano a sentire una traenza verso attività e discipline che possano in qualche modo alleviare la sofferenza o il disagio in cui si trovano… ma proprio perchè non conoscono e non sanno quasi nulla di quello che implica “togliersi dalla sofferenza”, finiscono per valutare erroneamente quello che fanno con il risultato di non ottenere assolutamente il risultato di cui sopra.

Certo, andare ad una conferenza e sentirsi appagati da qualche relatore che con tono soave ci dice quanto siamo belli, buoni e bravi e quanto l’universo sia pieno di angioletti che non vedono l’ora di riempirci di amore può anche essere piacevole (per qualcuno, forse)… ma non cambierà mai un solo atomo della nostra esistenza!

Per cambiare occorre sforzo, piccolo o grande che sia. Ma soprattutto, per valutare se una disciplina è in grado di cambiare qualcosa nella nostra vita occorre valutare una cosa: quanto ci porta fuori dal nostro conosciuto. Come logica conseguenza, occorre valutare quanto questa disciplina ci imponga uno sforzo e quanto questo sforzo tenda a produrre in noi un cambiamento nella direzione che desideriamo.

Quanto detto sopra è molto superficiale e approssimativo ma già così dovrebbe risultare ovvio che, più qualcosa è in grado di produrre in noi un cambiamento, più questo implicherà uno sforzo protratto nel tempo.

Non esiste nulla, a parte i miracoli, che possa cambiare qualcosa dentro di noi in meno di un’ora. Non esistono metodi ne, tantomeno, tecniche facili per ottenere qualcosa di così difficile come uno stato di consapevolezza più elevato!

Solo che noi, figli di questi tempi così ignoranti e brutalmente oscuri, pretendiamo non solo il miracolo, ma pure di poter capire se una disciplina fa al caso nostro senza neppure averla sperimentata per il tempo sufficiente ad acquisirne le tecniche di base.

Noi vogliamo tutto senza spendere nulla. Pretendiamo il miracolo senza sforzo; la pillola che ti fa passare il mal di testa in un momento è il modello che inconsciamente applichiamo a qualunque cosa.

Ed è anche per questo  che le cose fanno così fatica a cambiare.

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