Eppure, nonostante questo, a soli quattro giorni dalla tragedia che ha colpito questa popolazione, sulle testate italiane (ma non solo), tutto questo sembra già essere stato dimenticato.
Potrebbero fare molto i giornali: sensibilizzare l’opinione pubblica, chiedere fondi, dare risalto a quei mille modi per essere d’aiuto. Questo potrebbero fare, se non fosse che la responsabilità e l’onore di essere un giornalista oggi sembrano essere cose obsolete, princìpi decaduti, valori obliterati.
Conta di più parlare del “ponte da brivido più inclinato al mondo” o della “aggressione a Varoufakis al ristorante” che aiutare un popolo. Conta di più addormentare le coscienze che risvegliarle a principi morali ed etici di un qualche spessore.
Conta di più un singolo click su un banner pubblicitario che dieci morti a ottomila chilometri di distanza, o mantenere ben oliata la macchina dell’indignazione di bassa lega del popolino ignorante che dare spazio e respiro a quella dei soccorsi per persone che stanno soffrendo le pene dell’inferno.
A questo si è ridotto il giornalismo, un mestiere che non ritengo neppure lontanamente ancora degno (salvo rarissimi e sparuti casi) di questo nome.
Personalmente non posso che rifiutarmi di dare ulteriore adito a questo penoso spettacolo, rifiutandomi di accedere a quelle testate sempre più decadute e indegne di tale nome.
Perchè ormai solo questa è la lingua che capiscono: quella del denaro.
E niente pubblico significa niente denaro.
Dopo solo quattro giorni il Nepal sparisce dalle testate italiane: la vergogna del giornalismo
Eppure, nonostante questo, a soli quattro giorni dalla tragedia che ha colpito questa popolazione, sulle testate italiane (ma non solo), tutto questo sembra già essere stato dimenticato.
Potrebbero fare molto i giornali: sensibilizzare l’opinione pubblica, chiedere fondi, dare risalto a quei mille modi per essere d’aiuto. Questo potrebbero fare, se non fosse che la responsabilità e l’onore di essere un giornalista oggi sembrano essere cose obsolete, princìpi decaduti, valori obliterati.
Conta di più parlare del “ponte da brivido più inclinato al mondo” o della “aggressione a Varoufakis al ristorante” che aiutare un popolo. Conta di più addormentare le coscienze che risvegliarle a principi morali ed etici di un qualche spessore.
Conta di più un singolo click su un banner pubblicitario che dieci morti a ottomila chilometri di distanza, o mantenere ben oliata la macchina dell’indignazione di bassa lega del popolino ignorante che dare spazio e respiro a quella dei soccorsi per persone che stanno soffrendo le pene dell’inferno.
A questo si è ridotto il giornalismo, un mestiere che non ritengo neppure lontanamente ancora degno (salvo rarissimi e sparuti casi) di questo nome.
Personalmente non posso che rifiutarmi di dare ulteriore adito a questo penoso spettacolo, rifiutandomi di accedere a quelle testate sempre più decadute e indegne di tale nome.
Perchè ormai solo questa è la lingua che capiscono: quella del denaro.
E niente pubblico significa niente denaro.
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