Non siamo tutti uguali, è ora di farsene una ragione.
Nonostante tutto l’individualismo, non si fa altro che parlare di imposizioni per tutti uguali. La morale, solo per fare un esempio, vorrebbe imporre comportamenti ed atteggiamenti uguali per tutti. Ma c’è anche la legge (umana), la medicina, la ricerca, la tecnica.
Non c’è un essere umano uguale ad un altro e non c’è un pensiero “pensato” nello stesso modo. Anzi, più si progredisce nell’evoluzione, più l’uguaglianza smette di essere tale.
Pensare di imporre a tutti lo stesso modo di pensare, lo stesso modo di essere e giù dicendo verso lo stesso modo di vestire o di comportarsi… è una scemenza che non permette affatto un progresso armonico.
Non esiste un’alimentazione adatta per tutti, così come non esiste un modo di vedere le cose adatto per tutti. Il mondo è un’esperienza estremamente soggettiva e fintanto che rimane tale, non ha alcun senso imporre un senso comune in nulla.
La democrazia, ad esempio, per sua stessa definizione, impone ad una minoranza (che spesso è anche molto corposa) delle leggi su cui la suddetta minoranza non è affatto d’accordo.
Ognuno di noi è diverso, ognuno di noi è speciale. Non esistono persone più diverse e non esistono persone più speciali, questo va detto. Tuttavia esistono persone ed esiste la gente. Le prime sono identificate al plurale, la seconda al singolare. Questo perchè ogni persona è individuale (o dovrebbe esserlo) mentre la gente è un organismo che spesso assume leggi e comportamenti del tutto inidentificabili con quelli delle singole persone.
Ecco, ad esempio, perchè in paesi come l’Italia, tutti sembrano discordare con l’operato del governo ma poi sono sempre le stesse persone a decidere (peraltro in modo totalmente iniquo): perchè le persone si lamentano, ma poi è la gente che va a votare.
Ed ecco il vero senso di quelli che sono di fatto strumenti involutivi come la morale, la religione e il pudore: generando una costrizione a livello psicologico ed emotivo, creano “la gente” a partire dalle persone.
Ora, è ovvio che esistono delle leggi da cui nessuno può esulare. Sono le leggi cosmiche, quelle che costituiscono in sé le cause degli effetti e che dunque, fintanto che non vengono trascese, valgono per chiunque. La morte fisica non è esulabile, il bisogno di aria, acqua e cibo non è rinunciabile… etc. etc. etc.
Ma persino leggi universali come la gravità, ad un certo punto, finiscono col non valere più per chi sa come non cadere sotto i relativi effetti. E infatti abbiamo costruito gli aerei, per contrastarne alcuni, oppure i razzi e i missili, per contrastarne altri.
L’uguaglianza dei diritti? Ha un senso fino a che quei diritti sono reali. Quando iniziano a diventare soggettivi, non ha più senso. E’ la discriminazione a non avere senso. Pensare che i diritti possano cambiare a seconda del colore della pelle o del sesso è una cosa completamente insensata. Ma sostenere che uomini e donne, per fare un esempio, siano uguali non ha alcun senso. Che abbiano pari diritti mi pare ovvio ma non si può sostenere che sono uguali. Se io creo una legge che garantisce pari diritti, può essere una bella cosa ma se il diritto è del tutto soggettivo ecco che non ha più senso. Il diritto di una donna ad essere difesa, per esempio, in caso di aggressione sessuale dovrebbe essere sancito in modo molto più netto di quanto non facciano la maggior parte delle leggi. Ed è nel tentativo di arrivare ad una legge sensata in questo campo che si arriva a delle assurdità come nel caso dell’Italia dove addirittura guardare una donna per troppo tempo può essere considerato reato. Nessuno considera reato guardare un tramonto o un bellissimo cielo blu. Dunque perchè dovrebbe essere considerato reato guardare una bella donna. Ovvio che ci sono dei limiti, perchè un tramonto non si sente imbarazzato dopo un po’ che lo guardiamo, ma da qui a voler considerare il tutto un reato sessuale mi pare ovvio che ci va di mezzo il mare.
Potremmo discutere per anni, ma il fatto è che l’uguaglianza esiste fintanto che non si esula o non si comprendono alcune leggi. Da quel momento in poi non esiste più l’uguaglianza. Un essere libero da una legge non è uguale ad un altro che invece ancora la subisce.
Pretendere che ogni essere umano sia uguale a tutti gli altri implica di fatto non riconoscere l’esistenza dell’individuo (anche solo a livello potenziale), quell’individuo che è la prima tappa da realizzare se si vuole davvero procedere verso l’unità, altrimenti resta solo l’indistinta reazione meccanica.
L’unità di fatto non si basa sull’uguaglianza ma sul superamento della separazione.
In buona sostanza come per tutto, anche l’uguaglianza può essere vista secondo un’ottava bassa o una alta. Nell’ottava alta la possiamo vedere come realizzazione unitaria derivante dalla comprensione che tutto è uno.
In quella bassa possiamo vederla come l’ennesimo tentativo di appiattire un mondo sempre più immerso nell’oscurità!