Il gioco è in realtà molto semplice, ed è basato su una paura altrettanto semplice: quella di restare soli.
Qualche tempo fa, in un post sulla necessità di imparare a stare in piedi da soli, ho parlato di una delle paure più innate dell’essere umano: quella della solitudine.
Questa paura ci deriva da un punto di vista ereditario, da quando l’uomo non era così diverso dagli altri animali che popolavano la faccia della Terra. Ai tempi lontani dell’uomo primitivo, restare isolati, per qualunque motivo, equivaleva a morte sicura; che fosse per mano di un predatore o di un branco di essi, o per malattia o altro, poco importa. La realtà è che l’uomo è sempre stato il predatore meno attrezzato dal punto di vista naturale: denti piccoli, niente artigli, forza muscolare inferiore a tutti gli altri animali, tutti fattori che lo hanno spinto, come i suoi simili meno evoluti, a radunarsi in branchi (detti tribù), per potersi difendere sostituendo alle scarse risorse naturali, quelle del numero e di una diversa possibilità cognitiva.
Questo istinto atavico non ci ha abbandonati, ma è sempre lì, sepolto nella nostra parte animale, ed è sempre pronto a venire fuori, anche se mascherato dalla patina di condizionamenti (alcuni indubbiamente positivi) accumulati nei millenni.
E’ proprio su questo che si basa la tecnica, utilizzata soprattutto dai media mainstream ma anche da singoli individui o gruppi di potere, industriali o commerciali, con cui si trasforma qualcosa di assolutamente o parzialmente falso o irreale, in un verità assodata ed accettata come dato di fatto.
In buona sostanza, quello che viene messo in atto è la progressiva esposizione di ciò che si vuole imporre come “accettata dalla maggioranza”. Un classico esempio è quello dei sondaggi politici che danno il candidato A in testa con grande vantaggio sul candidato B. Oppure teorie sociali o comportamentali come quella “gender”, continuamente proposte non come tali ma come azioni di un movimento di opinione già basato su un gran numero di persone.
In entrambi i casi esposti, si fa leva sulla paura del singolo di essere escluso dal branco, per farlo aderire in azioni o pensieri, a qualcosa che assolutamente non esiste. Ad esempio nel caso elettorale, gli indecisi e chi non ha davvero una posizione particolarmente forte a livello di decisione politica, si orienteranno al voto per il candidato che viene presentato come favorito dalla maggioranza.
Con lo stesso meccanismo, la teoria gender che è appunto una teoria, viene progressivamente imposta come “quello che fanno tutti” e quindi fatta accettare a coloro che hanno, più o meno inconsciamente, paura di andare contro la maggioranza.
Ancora una volta, questo può avvenire solo perchè le persone non hanno ancora sviluppato una individualità consapevole e sono quindi ancora portate a muoversi in branco o, se preferite, a mucchio.
E, come è semplice capire, una volta che si sa dove si dirige il branco, è facile andare a caccia.
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Il gioco è in realtà molto semplice, ed è basato su una paura altrettanto semplice: quella di restare soli.
Qualche tempo fa, in un post sulla necessità di imparare a stare in piedi da soli, ho parlato di una delle paure più innate dell’essere umano: quella della solitudine.
Questa paura ci deriva da un punto di vista ereditario, da quando l’uomo non era così diverso dagli altri animali che popolavano la faccia della Terra. Ai tempi lontani dell’uomo primitivo, restare isolati, per qualunque motivo, equivaleva a morte sicura; che fosse per mano di un predatore o di un branco di essi, o per malattia o altro, poco importa. La realtà è che l’uomo è sempre stato il predatore meno attrezzato dal punto di vista naturale: denti piccoli, niente artigli, forza muscolare inferiore a tutti gli altri animali, tutti fattori che lo hanno spinto, come i suoi simili meno evoluti, a radunarsi in branchi (detti tribù), per potersi difendere sostituendo alle scarse risorse naturali, quelle del numero e di una diversa possibilità cognitiva.
Questo istinto atavico non ci ha abbandonati, ma è sempre lì, sepolto nella nostra parte animale, ed è sempre pronto a venire fuori, anche se mascherato dalla patina di condizionamenti (alcuni indubbiamente positivi) accumulati nei millenni.
E’ proprio su questo che si basa la tecnica, utilizzata soprattutto dai media mainstream ma anche da singoli individui o gruppi di potere, industriali o commerciali, con cui si trasforma qualcosa di assolutamente o parzialmente falso o irreale, in un verità assodata ed accettata come dato di fatto.
In buona sostanza, quello che viene messo in atto è la progressiva esposizione di ciò che si vuole imporre come “accettata dalla maggioranza”. Un classico esempio è quello dei sondaggi politici che danno il candidato A in testa con grande vantaggio sul candidato B. Oppure teorie sociali o comportamentali come quella “gender”, continuamente proposte non come tali ma come azioni di un movimento di opinione già basato su un gran numero di persone.
In entrambi i casi esposti, si fa leva sulla paura del singolo di essere escluso dal branco, per farlo aderire in azioni o pensieri, a qualcosa che assolutamente non esiste. Ad esempio nel caso elettorale, gli indecisi e chi non ha davvero una posizione particolarmente forte a livello di decisione politica, si orienteranno al voto per il candidato che viene presentato come favorito dalla maggioranza.
Con lo stesso meccanismo, la teoria gender che è appunto una teoria, viene progressivamente imposta come “quello che fanno tutti” e quindi fatta accettare a coloro che hanno, più o meno inconsciamente, paura di andare contro la maggioranza.
Ancora una volta, questo può avvenire solo perchè le persone non hanno ancora sviluppato una individualità consapevole e sono quindi ancora portate a muoversi in branco o, se preferite, a mucchio.
E, come è semplice capire, una volta che si sa dove si dirige il branco, è facile andare a caccia.
Ci si vede in giro!
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