Sul silenzio…

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Intan­to gra­zie all’a­mi­co Rober­to Rini per la foto di copertina!

Poi… par­la­re del silen­zio può sem­bra­re una con­trad­di­zio­ne in ter­mi­ni e per mol­ti ver­si lo è dav­ve­ro. Tut­ta­via c’è qual­co­sa che cre­do val­ga la pena cono­sce­re su di esso, qual­co­sa che spes­so vie­ne limi­ta­to nel­le spie­ga­zio­ni, per moti­vi di cui non vale la pena parlare.

Il silen­zio, come spes­so acca­de per ciò che cor­ri­spon­de ad un prin­ci­pio, nel­la mate­ria vie­ne defi­ni­to dal pro­prio con­tra­rio. Dal pun­to di vista fisi­co infat­ti, il silen­zio non ha una sua costi­tu­zio­ne, non ha un ele­men­to che lo “costrui­sce” e per que­sto, al pari del buio che vie­ne defi­ni­to tra­mi­te il pro­prio oppo­sto, ovve­ro la luce, vie­ne defi­ni­to come assen­za di rumore.

C’è un assio­ma eso­te­ri­co che ci dice che la veri­tà è tale quan­do è vero anche il suo con­tra­rio. Non è faci­le da com­pren­de­re come assio­ma ma ci spie­ga (e spie­ga sé stes­so) pro­prio con il feno­me­no di defi­ni­re qual­co­sa appa­ren­te­men­te sen­za una sua pro­pria natu­ra costi­tuen­te, tra­mi­te il contrario.

Il silen­zio vie­ne defi­ni­to come assen­za di suo­no. Ok, per­fet­to, fin­chè ci tro­via­mo in una con­di­zio­ne di osser­va­zio­ne dua­le. Ma suo­no e silen­zio, di fat­to, sono due fac­ce del­la stes­sa meda­glia, che in real­tà ne ha parec­chie. La ter­za, per fare un esem­pio, è la luce e la quar­ta è il buio. Suo­no, Silen­zio, Luce e Tene­bra sono aspet­ti, istan­ze, se voglia­mo usa­re un ter­mi­ne tec­ni­co, di qual­co­sa che sta a mon­te di essi e che qui, nel­la mate­ria non può che enun­ciar­si sot­to for­ma di aspet­ti separati.

Ma tor­nia­mo al Silen­zio. Dal pun­to di vista del lin­guag­gio comu­ne non pos­sia­mo effet­ti­va­men­te che defi­nir­lo come assen­za di suo­ni. Quan­do entria­mo in una sala di pra­ti­ca in cui si inse­gni­no disci­pli­ne inte­rio­ri abbia­mo il livel­lo suc­ces­si­vo, in cui il Silen­zio vie­ne defi­ni­to come l’as­sen­za di pen­sie­ri e, più “in alto”, di emo­zio­ni o, per meglio dire, vie­ne defi­ni­to come lo sta­to in cui pen­sie­ri ed emo­zio­ni non ci toc­ca­no più.

Pen­so che però sia giu­sto par­la­re di un aspet­to del silen­zio che esu­la dal con­cet­to di qua­li­tà e ine­ri­sce qual­co­sa di ben più profondo.

Die­tro le nostre emo­zio­ni, die­tro i pen­sie­ri, die­tro l’in­con­scio, il sub­con­scio e l’i­stin­to, anco­ra die­tro la nostra par­te pri­mor­dia­le, c’è quel­lo che sia­mo dav­ve­ro: il nostro Esse­re, quel­lo che viag­gia tra mil­len­ni ed eoni, spe­ri­men­tan­do e rea­liz­zan­do le leg­gi divi­ne e gli uni­ver­si e che da le diret­ti­ve vere in base a cui noi, miser­ri­mi robot ese­cu­to­ri (mal­gra­do quel­lo che pen­sia­mo di noi stes­si), agia­mo e viviamo.

Il Silen­zio è uno sta­to del­l’Es­se­re. Non ha a che vede­re con il rumo­re, il suo­no o altre enti­tà di qua­lun­que tipo. Il vero silen­zio è uno sta­to in cui l’Es­se­re per­ma­ne e che non ha nul­la a che vede­re con l’e­spres­sio­ne o meno oppu­re con la tra­smis­sio­ne, il dia­lo­go o l’as­sen­za di essi.

No, il Silen­zio è uno sta­to ogget­ti­vo del­la nostra par­te vera, quel­la che dovrem­mo rea­liz­za­re (rea­liz­za­re = ren­de­re rea­le) ovve­ro por­ta­re nel­la mate­ria in tut­ta la sua mera­vi­glio­sa essen­za (ari­da­je). Il fat­to che noi lo si asso­ci all’as­sen­za di rumo­re non è casua­le: è dovu­to al fat­to che dal pun­to di vista mate­ria­le que­sta è l’ot­ta­va bas­sa di quel­lo che il Silen­zio è nel­la sua otta­va alta: essenza!

Ci si vede in giro!

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