Il dato è ufficiale anche se, molto probabilmente, è sotto dimensionato: i patogeni resistenti agli antibiotici stanno aumentando sia in numero che in varietà e potenza: al momento, stando ad un rapporto dell’OMS (parziale, perchè i dati completi arrivano solo da 22 paesi su 40, che ovviamente non sono neppure tutti i paesi del mondo), solo nell’ultimo periodo ci sono stati circa 500.000 casi (segnalati) di infezioni da patogeni resistenti agli antibiotici, più 500.000 casi circa di TBC resistente.
Come detto, il problema non è completamente esposto, anzi. Inoltre i casi sono comunque in franco aumento percentuale. Il che significa, in buona sostanza, che gli antibiotici stanno progressivamente diventando inefficaci, la qual cosa non è neppure una novità.
Le cause, prontamente messe in secondo piano, casomai non fossimo sicuri ormai della paraculaggine dei vari governi, sempre più preda delle attività lobbistiche dei vari gruppi, multinazionali, aziendali etc. etc. sono altresi ben note: l’uso indiscriminato di antibiotici non poteva che portare, nel tempo, alla generazione di patogeni ad essi resistenti, anche solo per semplice selezione naturale evolutiva.
Oggi l’industria alimentare utilizza antibiotici in quantità spaventosa nell’allevamento di qualunque tipo di animale: in testa quello di polli e affini ma ugualmente per mucche e altro bestiame. E poco importa che in molti paesi del mondo non ci sia allevamento intensivo, perchè una volta che un patogeno resistente è nato, non è che deve chiedere il passaporto per cambiare nazione.
Lo stesso vale per le scriteriate abitudini terapeutiche dove la copertura antibiotica umana viene utilizzata a sproposito. In Italia, solo per fare un esempio, ci sono tre macrocategorie di medici: la prima, ovviamente in grandissima minoranza, che sa usare gli antibiotici e li prescrive unicamente a ragion veduta. La seconda popolata da medici imbecilli che prescrivono a prescindere, anche per l’unghia incarnita e la terza che prescrive antibiotici perchè, se non lo facesse e poi il paziente andasse incontro a problemi, avrebbe comunque il culo parato. Eh si, perchè come se non bastasse l’idiozia dei medici c’è pure quella delle “linee guida” che magari sono un ammasso di imbecillità ma, se seguite, ti mettono al sicuro da qualunque denuncia. Va da sé che queste due ultime categorie comprendono il 90% dei medici.
Nel tempo, gli antibiotici hanno salvato milioni, forse miliardi di vite. Sono stati farmaci davvero salvavita ma, come tutto ciò che implica il buon senso, sono stati usati a sproposito per così tanto tempo che, ad oggi, rischiano di diventare inutili. Di fronte a questo problema non ci dovrebbe volere un QI da Einstein per capire che è venuto il momento di studiare una farmacologia diversa, qualcosa che esuli dal concetto finora utilizzato della cura sintomatica, perchè la natura stessa ci sta suggerendo, anzi no: ci sta urlando nell’orecchio che è una strada che a lungo andare porta a un vicolo cieco.
Eppure la medicina ufficiale prosegue sulla stessa strada, cercando nuovi antibiotici. Per l’amor del cielo, nessuno dice di non farlo ma, dato che abbiamo visto che è un meccanismo destinato a diventare inefficace, mettiamo in campo una ricerca parallela, qualcosa che si basi su un concetto completamente differente di medicina.
Il mondo è pieno di tradizioni mediche che, almeno in un campo, si sono dimostrate efficaci per millenni, prima che arrivasse big pharma; perchè non attingere a questa saggezza antica per elaborare un nuovo paradigma medico?
Beh, prima di tutto perchè l’ottusità in ambito accademico regna sovrana: non è un mistero che ad alti livelli la superbia supera i livelli di guardia e impedisce di accogliere concetti che non facciano comodo alle varie baronie stabilite ma, soprattutto, come sempre è l’avidità che impedisce l’evoluzione.
Siamo sempre allo stesso punto: la ricerca medica è affidata ad aziende multinazionali che hanno come unico scopo il lucro. Quindi sceglieranno sempre la via di minor resistenza perchè è quella che le fa spendere di meno e quindi la ricerca di un nuovo sistema di cura, basato su una semantica terapeutica (passatemi il termine) che non assicuri un immediato quanto lauto guadagno non è neppure da prendere in considerazione.
Il problema è che nel frattempo gli esseri umani muoiono.
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Antibiotici: aumentano le malattie resistenti…
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Il dato è ufficiale anche se, molto probabilmente, è sotto dimensionato: i patogeni resistenti agli antibiotici stanno aumentando sia in numero che in varietà e potenza: al momento, stando ad un rapporto dell’OMS (parziale, perchè i dati completi arrivano solo da 22 paesi su 40, che ovviamente non sono neppure tutti i paesi del mondo), solo nell’ultimo periodo ci sono stati circa 500.000 casi (segnalati) di infezioni da patogeni resistenti agli antibiotici, più 500.000 casi circa di TBC resistente.
Come detto, il problema non è completamente esposto, anzi. Inoltre i casi sono comunque in franco aumento percentuale. Il che significa, in buona sostanza, che gli antibiotici stanno progressivamente diventando inefficaci, la qual cosa non è neppure una novità.
Le cause, prontamente messe in secondo piano, casomai non fossimo sicuri ormai della paraculaggine dei vari governi, sempre più preda delle attività lobbistiche dei vari gruppi, multinazionali, aziendali etc. etc. sono altresi ben note: l’uso indiscriminato di antibiotici non poteva che portare, nel tempo, alla generazione di patogeni ad essi resistenti, anche solo per semplice selezione naturale evolutiva.
Oggi l’industria alimentare utilizza antibiotici in quantità spaventosa nell’allevamento di qualunque tipo di animale: in testa quello di polli e affini ma ugualmente per mucche e altro bestiame. E poco importa che in molti paesi del mondo non ci sia allevamento intensivo, perchè una volta che un patogeno resistente è nato, non è che deve chiedere il passaporto per cambiare nazione.
Lo stesso vale per le scriteriate abitudini terapeutiche dove la copertura antibiotica umana viene utilizzata a sproposito. In Italia, solo per fare un esempio, ci sono tre macrocategorie di medici: la prima, ovviamente in grandissima minoranza, che sa usare gli antibiotici e li prescrive unicamente a ragion veduta. La seconda popolata da medici imbecilli che prescrivono a prescindere, anche per l’unghia incarnita e la terza che prescrive antibiotici perchè, se non lo facesse e poi il paziente andasse incontro a problemi, avrebbe comunque il culo parato. Eh si, perchè come se non bastasse l’idiozia dei medici c’è pure quella delle “linee guida” che magari sono un ammasso di imbecillità ma, se seguite, ti mettono al sicuro da qualunque denuncia. Va da sé che queste due ultime categorie comprendono il 90% dei medici.
Nel tempo, gli antibiotici hanno salvato milioni, forse miliardi di vite. Sono stati farmaci davvero salvavita ma, come tutto ciò che implica il buon senso, sono stati usati a sproposito per così tanto tempo che, ad oggi, rischiano di diventare inutili. Di fronte a questo problema non ci dovrebbe volere un QI da Einstein per capire che è venuto il momento di studiare una farmacologia diversa, qualcosa che esuli dal concetto finora utilizzato della cura sintomatica, perchè la natura stessa ci sta suggerendo, anzi no: ci sta urlando nell’orecchio che è una strada che a lungo andare porta a un vicolo cieco.
Eppure la medicina ufficiale prosegue sulla stessa strada, cercando nuovi antibiotici. Per l’amor del cielo, nessuno dice di non farlo ma, dato che abbiamo visto che è un meccanismo destinato a diventare inefficace, mettiamo in campo una ricerca parallela, qualcosa che si basi su un concetto completamente differente di medicina.
Il mondo è pieno di tradizioni mediche che, almeno in un campo, si sono dimostrate efficaci per millenni, prima che arrivasse big pharma; perchè non attingere a questa saggezza antica per elaborare un nuovo paradigma medico?
Beh, prima di tutto perchè l’ottusità in ambito accademico regna sovrana: non è un mistero che ad alti livelli la superbia supera i livelli di guardia e impedisce di accogliere concetti che non facciano comodo alle varie baronie stabilite ma, soprattutto, come sempre è l’avidità che impedisce l’evoluzione.
Siamo sempre allo stesso punto: la ricerca medica è affidata ad aziende multinazionali che hanno come unico scopo il lucro. Quindi sceglieranno sempre la via di minor resistenza perchè è quella che le fa spendere di meno e quindi la ricerca di un nuovo sistema di cura, basato su una semantica terapeutica (passatemi il termine) che non assicuri un immediato quanto lauto guadagno non è neppure da prendere in considerazione.
Il problema è che nel frattempo gli esseri umani muoiono.
Ci si vede in giro!
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