Il Monaco e il Cieco
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Un brevissimo racconto, che secondo me può aiutare nella comprensione di uno dei significati del monacato.
Un cieco ed un monaco si incontrarono in un tunnel.
– Ciao! Chi sei? –
– Sono un monaco. Non vedi? –
– No, purtroppo no. Sono cieco. –
– Oh, capisco! – disse il monaco con tono un po’ ironico – e dove vai? –
Il cieco si sedette a terra, con fare sconsolato.
– Lo sapessi! So solo che non posso stare dove stavo prima. Ma sono cieco e non so dove sto andando. –
– Forse stai cercando la luce? –
– Ma se ti ho detto e ripetuto che sono cieco… cosa me ne faccio della luce? No, sto cercando un posto migliore. –
– Migliore di cosa? –
– Migliore di questo –
– Beh, allora possiamo camminare assieme: anch’io vado verso un posto migliore ma a differenza tua, so come è fatto; sarà un vantaggio per entrambi: tu andrai più veloce e io avrò compagnia –
– Ma tu sai dove possiamo trovare un posto migliore? Ci sei stato? Com’è? – chiese il cieco improvvisamente ansioso. Allora il monaco scosse la testa:
– No non ci sono mai stato o, almeno, non me ne ricordo. Ma io vedo una luce verso cui posso accompagnarti. –
Il cieco ci pensò su un po’, poi disse:
– Ma come arriveremo alla luce? –
Peccato che non potesse vedere il sorriso apparso sul volto del monaco quando rispose:
– Semplice: insieme! –
Molti anni dopo, alla fine di un lungo viaggio in cui si erano tenuti compagnia, il monaco, che nel frattempo aveva insegnato al cieco tutto quello che aveva imparato fino a quel momento, disse:
– Ecco, siamo arrivati. La luce è proprio davanti a noi. Ancora pochi passi e ci siamo –
Il cieco lasciò il braccio del monaco a cui tanto spesso si era appoggiato, fece qualche passo e… improvvisamente davanti a lui la luce apparve, insieme al resto del mondo: un sole caldo alto nel cielo azzurro illuminava un meraviglioso panorama di prati verdi e azzurre acque, popolato da uccelli variopinti e animali che brucavano tranquilli.
Il cieco pianse dalla gioia: mai avrebbe creduto che potesse esistere tanta bellezza. Allora si girò verso il monaco per ringraziarlo ma, quando ne ebbe visto il viso, si rese conto che le pupille dei suoi occhi erano completamente bianche.
– Ma tu sei cieco! – esclamò – mi hai mentito! Non potevi vedere la luce con quegli occhi! –
Il monaco sorrise e questa volta l’ex cieco poté vedere quel sorriso: era dolcissimo.
– Certo che non potevo. Non con questi occhi. Ma nel corso del tempo ne ho sviluppati degli altri, perché volevo aiutare quelli come noi ad arrivare qui. –
– Ma tu non hai mai visto questa bellezza allora? –
– Non come la vedi tu, certo. –
L’ex cieco ci pensò su un poco poi chiese:
– E come la vedono allora questi tuoi occhi? –
– Oh… è bellissima. E poi… io la vedo anche quando siamo nel tunnel. Non sempre, certo, ma ogni tanto si. –
– Mmmmh… credo di capire… e potresti insegnarmi a farmi crescere occhi come i tuoi? –
– Non lo so, ci potrei provare… ma devo tornare dove ti ho trovato per accompagnare altri qui. Non posso insegnarti, non ne ho il tempo. –
– E se venissi con te? Se ti accompagnassi? Avresti tempo? –
– Beh, allora si. Ma sei sicuro di voler rinunciare a tanta bellezza? – il monaco allargò le braccia ad indicare il mondo meraviglioso in cui si trovavano. Fu il turno dell’ex cieco di sorridere.
– Non significa nulla se la tengo per me. Ma se la condivido con altri… allora si che ne vale la pena. –
Il monaco annuì, poi disse:
– Però ti devo avvertire: tornando indietro staremo al buio per un sacco di tempo. Quasi sicuramente perderai la tua vista appena ricevuta. Sei disposto a questo sacrificio? –
– Certo, se poi svilupperò occhi come i tuoi e potrò aiutare altri come noi. –
Il monaco ebbe un altro, straordinario sorriso, poi disse:
– Allora andiamo fratello mio. Torniamo dagli altri. –
E fu così che non uno, ma due monaci tornarono sui loro passi, svanendo nell’ombra del tunnel.