Sul diritto al voto

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Noi tutti siamo abituati al diritto al voto come qualcosa di assodato, concesso automaticamente a chiunque superi la cosiddetta maggiore età. Una volta erano 21 anni, oggi 18… poi c’è qualcuno che vorrebbe estendere la facoltà di votare ai 16enni etc. etc.

Il voto viene visto come un diritto e pure un dovere, da tutti i punti di vista. La partecipazione alla “res publica” intesa come inalienabile diritto dell’individuo e dovere del cittadino.

Ma nessuno che si soffermi a comprendere che l’atto stesso del voto implica appunto la partecipazione consapevole al diritto della suddetta “res publica”, in un senso estremamente determinativo. Al netto dei giochetti governativi infatti, chi vota va a determinare senza ombra di dubbio il futuro della repubblica (parlando dell’Italia).

E qui dovrebbe a parer mio sorgere il dubbio. Com’è possibile che una responsabilità così elevata, così profonda, venga concessa solo in base ad un’età anagrafica raggiunta senza nessun altro vincolo?

In Itaia chiunque abbia 18 anni ha il diritto di esprimere con il proprio voto una scelta politica, economica, civica e/o costituzionale (in questo ultimo caso occorrono almeno 21 anni ma cambia poco). Va bene il diritto su cui non discuto ma… la competenza? Non è che se uno compie i 18 anni diventa magicamente consapevole della società e delle sue complicazioni, dei suoi corsi e ricorsi e dei suoi percorsi evolutivi. Occorre una competenza, una cultura e una formazione generale che abbia un minimo di fondamento per potersi esprimere su come dovrebbe essere la società di domani.

Io personalmente incontro costantemente dei plantigradi ipocefali brachisenzienti a cui non lascerei il diritto di decidere sulla marca di carta igienica da usare, altro che sul corso politico e, come a me, suppongo che accada a tutti. Ma quante volte ci soffermiamo a pensare che quello che consideriamo incontrovertibilmente un cretino ha la possibilità di esprimere un voto con lo stesso peso di persone di grande intelligenza e cultura, con tutte le sfumature che ci stanno in mezzo?

Al netto di tali considerazioni, pensiamo un po’ a questo: occorre un esame per condurre un auto, per essere considerati “maturi”, per accedere a molte facoltà, o per essere abilitati all’esercizio di professioni quali il medico, l’avvocato, l’ingegnere, l’architetto.

Occorre un esame per diventare pubblico ufficiale, insegnante, carabiniere, soldato, persino per fare il bagnino. Occorre un esame per fare l’addestratore di cani, il veterinario, il geologo, il commercialista, il ragioniere, persino per fare il caldaista è richiesto un esame, ma per avere diritto al voto? Ah no! Per quello basta aver compiuto 18 anni.

Eppure l’esercizio del voto dovrebbe essere considerato, almeno a parer mio, qualcosa di estremamente più importante che l’esercizio di una qualsiasi professione o, almeno, alla pari. E allora perchè chiunque può avere diritto al voto anche se magari non in possesso degli strumenti cognitivi o anche solo culturali minimi indispensabili per capire cosa sta facendo?

Quanti ragazzi non hanno la minima idea delle conseguenze del proprio voto? Quanti adulti votano per ideologia senza la minima consapevolezza di quello che una determinata forza politica vuole ottenere o promulgare? Quanti anziani votano senza la minima idea di quello che stanno facendo? E quanti in Italia votano semplicemente perchè così ha sempre fatto e così sempre farà?

E’ follia! Abbiamo la necessità di anni di studio per la maggior parte delle professioni, anche quelle meno impattanti sul pubblico ma diamo a chiunque il diritto di votare solo perchè ha più di 18 anni?

Ci sono ragazzi di 16 anni che hanno maturato una incredibile coscienza politica (sono rari, ma ci sono) e gente di 20 anni che non ha nemmeno idea di cosa sia un’ideologia (destra o sinistra poco importa). Ci sono trentenni prontissimi ad entrare in politica e altri che non sanno cosa sia il MES; cinquantenni che non hanno la benchè minima idea di come funzioni il sistema elettorale ed altri che se si candidassero in politica farebbero il futuro dell’Italia. Ci sono sessantenni che ancora ritengono che il Presidente del Consiglio venga eletto dal popolo ed altri che hanno passato la vita a studiare la società in cui vivono. Ci sono settantenni che non voteranno mai altro che quello che la loro famiglia ha sempre votato,  a prescindere da quanti personaggi discutibili siano presenti nelle liste che voteranno ed altri che tutte le mattine si alzano sperando di poter ancora partecipare alle elezioni per poter cambiare lo schifo in cui si è trasformata l’Italia. Ci sono novantenni dal pensiero estremamente lucido che potrebbero insegnare davvero tanto a questo Paese e altri che pensano ancora a quanto si stava bene quando c’era la dittatura. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: lo sfacelo di una classe politica perennemente al governo con i risultati che conosciamo e per cui tutto il mondo, sostanzialmente, si chiede perchè non facciamo nulla per cambiare.

Io personalmente instaurerei un piccolo esame cognitivo e di cultura politica (orientato alla res civica, ovviamente) al compimento del diciottesimo anno  e poi ripetuto ogni 5 anni per determinare se una persona ha o no abbastanza consapevolezza civile per esercitare il diritto di voto.  E se non lo superi, per quell’anno non voti. L’anno dopo lo ripeti e non puoi votare fino a che non lo superi. 10 minuti per ognuno, anche 5. Non serve di più per capire se una persona è abbastanza (già o ancora) sufficientemente lucida per votare.

E non sarebbe ovviamente un esame farsa come spesso si trovano in Italia, ma qualcosa di abbastanza serio per capire se una persona ha davvero maturato una individualità sufficiente per potersi esprimere sul futuro del proprio paese. Attenzione: non un esame ideologico, ma cognitivo: sei abbastanza consapevole di te stesso, dei problemi della società e delle caratteristiche di coloro che si candidano alla direzione del paese? Allora puoi votare! A prescindere da come e chi voterai perchè a quel punto si che devi avere la libertà di votare quello che ti pare.

Forse sono pazzo ma secondo me, in buona sostanza, non ha senso che il voto sia un diritto legato esclusivamente all’età anagrafica e non ad una seppur minima consapevolezza sociale, politica e civile.

Ci si vede in giro!

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1 Commento
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Francesca

credo che il motivo per cui non esiste alcun esame è che ( chi governa o governerà)…desidera gente “annebbiata, ipnotizzata, sconnessa da se stessa e dalla realtà” al voto…mi rendo conto di scrivere cose un tantino “catastrofiche”, con la speranza che chi legge non abbia una visione di totale bianco o totale nero!