Le tecniche di osservazione: perchè sono efficaci.
Esistono decine di tecniche per osservare sé stessi ma in questi post, questo è il primo primo di cinque, parleremo di quelle quattro insegnate dal Sig. Gurdjieff.
Le suddette tecniche, che spiegherò nei dettagli nei prossimi post, sono tremendamente efficaci per due scopi di cui il secondo non è così evidente quanto il primo.
Primo scopo: costruire una presenza “distaccata” al proprio interno. Utilizzando correttamente l’osservazione, con metodi che possiamo definire progressivi, si struttura nel tempo un certo distacco dalle proprie azioni, pose ed emozioni. Attenzione: distacco non significa trasformarsi in sociopatici quanto l’esatto contrario: significa creare un punto di vista esterno alle proprie abitudini.
Tutto parte dalla considerazione di quanto nella nostra vita sia frutto di meccanicità. Sostanzialmente tutto: i pensieri sono automatici, e tutto ma proprio tutto quello che facciamo e pensiamo, insieme alle emozioni che precedono, accompagnano e seguono pensieri ed azioni, nell’uomo comune sono REAZIONI. In altre parole sono risposte a stimoli (interni o esterni non cambia nulla), predeterminate al punto da essere sostanzialmente definibili come automatismi, anche quando sono molto complessi.
Le persone credono di essere libere di pensare, di avere un’individualità, di produrre azioni, di provare emozioni profonde etc. etc. Il primo vero ostacolo per chiunque voglia crescere interiormente è proprio rendersi conto di quanto tutto ciò sia completamente falso.
Quando Gurdjieff definiva gli esseri umani come “dormienti” e, con un profondo significato esoterico (che vedremo in altro momento) “cibo per la luna”, intendeva questo. L’essere umano dorme il sonno della coscienza ma, allo stesso modo in cui quando sogna durante la notte non si rende conto di stare sognando, non si rende conto che anche quello che definisce “veglia” non è altro che un altro stato di sonno, ben più grave: se dal primo ci si risveglia al mattino per questioni biologiche, non esistono altrettanti meccanismi per svegliarsi dal secondo. Senza una serie di processi particolari, si continua a dormire, a meno di non incorrere in quegli eventi fortuiti, tanto rari quanto in realtà non così fortuiti.
Eckart Tolle, considerato uno dei pochissimi maestri spirituali viventi, deve la sua presenza, lucidità, consapevolezza, in tre parole il suo stato di veglia, ad un evento “fortuito” accadutogli una notte, al culmine di un periodo di tremendi problemi; ma lui non aveva mai fatto nulla, praticato alcuna tecnica ne altro.
Il secondo ostacolo è conseguente al primo: se non ti rendi conto di stare sognando, non farai nulla per svegliarti: non ti passa proprio per la mente!
Le quattro tecniche di osservazione sono strumenti che non stento a definire INDISPENSABILI per chiunque voglia iniziare un cammino di risveglio.
Il secondo scopo, un po’ meno evidente, di queste tecniche è quello di… produrre la presenza grazie all’osservazione della propria assenza.
Sembra un controsenso, ma non è così. Tutte e quattro le osservazioni implicano infatti diversi fattori.
Il primo è… ricordarsi di metterle in atto. Per farlo, occorre cominciare a porre l’impalcatura di quello che si definisce “ricordo di sé” ovvero ricordarsi di esserci. Se pensate che sia una cosa normale posso assicurarvi che vi sbagliate e ve lo dimostro con una semplice domanda: siete in grado, in una sera qualsiasi, di ricordare esattamente tutto quello che avete fatto, detto, pensato e provato durante la giornata?
La risposta è: no! Non siete in grado; vi sembra che sia così perchè avete una generica sensazione di ciò che è accaduto ma nell’istante stesso in cui andate a scavare nella memoria, vi accorgete che ci sono grandissimi “buchi” in essa, proprio in corrispondenza di tutti i momenti in cui non vi siete ricordati di esserci.
Il secondo fattore implica la volontà: possono essere semplici o complicate ma queste tecniche implicano che la volontà porti costantemente ad eseguirle, e non è affatto così evidente quanto si pensa.
Il tezo fattore implica l’energia: se non avete abbastanza energia, vi dimenticate di esserci e quindi vi dimenticate o più semplicemente non riuscite a mettere in atto queste tecniche.
In estrema sintesi queste tecniche (in realtà estremamente semplici, quanto meno le prime due) funzionano perchè vi mostrano che non ci siete (non siete “lì”), che non avete la volontà sufficiente per metterle in pratica e che la vostra energia non è sufficiente per permettervi di eseguirle.
“Oh Franz… ma allora che cazzo le facciamo a fare?”
Domanda più che saggia. La risposta è che il lasso di tempo che intercorre tra un momento di ricordo di sé e quello successivo, con il procedere di queste tecniche diventa sempre più corto. E dato che “esserci” permette non solo di risparmiare energia ma addirittura di produrne, ecco che con il passare del tempo i momenti di assenza si accorciano tanto quanto cresce la nostra energia e maggiore è l’energia a disposizione più la volonta si rafforza e inizia a trasformarsi in quella che viene definita “autorità in sé”.
Ecco perchè queste tecniche funzionano: perchè si basano su leggi ineluttabili.
A patto, ovviamente, di metterle in pratica.
Nel prossimo post vi esporrò la prima tecnica di osservazione.
Ci si vede in giro!
Grazie Franz.…ci conto!!!!! É ora di recuperare tanta energia in me!!! Namastē!
I prossimi post sono dedicati ognuno ad una tecnica. Grazie a te!