La festa delle emozioni negative

Dome­ni­ca, 26 gra­di e un sole bel­lis­si­mo, come non se ne vede­va da tem­po. Il gior­no dopo su tut­ti i gior­na­li, il tito­lo è più o meno lo stesso:

“ANTICIPO DI PRIMAVERA, MA DA DOMANI TORNA L’INVERNO”

Non com­pren­do que­sta cosa. Non sareb­be meglio cele­bra­re la bel­lez­za di una gior­na­ta splen­di­da azi­chè l’i­po­te­ti­ca brut­tu­ra di tem­pi gri­gi futu­ri, di cui peral­tro non vi è cer­tez­za, nem­me­no barometrica?

Per­chè occor­re sem­pre che il medio impian­to media­ti­co cele­bri il lato nega­ti­vo d’o­gni cosa, pen­sie­ro o espe­rien­za, anzi­chè scri­ve­re del bel­lo, di ciò che potreb­be allie­ta­re e riar­mo­niz­za­re una men­te pro­va­ta, un cuo­re tri­ste o un anche sem­pli­ce­men­te stan­co emotivo?

Non a caso riten­go la nor­ma­le atti­vi­tà gior­na­li­sti­ca si svol­ga in ser­vi­zio del­l’or­ro­re, del­l’at­tri­to e di ciò che nor­mal­men­te l’uo­mo dovreb­be abor­ri­re, ma da cui pur­trop­po per distor­ta cogni­zio­ne ali­men­ta­re si sen­te ine­so­ra­bil­men­te attratto.

Non fa noti­zia il bel­lo, nè atti­ra il let­to­re il lie­ve, l’ar­mo­ni­co o l’e­ste­ti­co. E que­sto è ben sapu­to da chi nel cam­po del ven­di­to­re di paro­le eser­ci­ta la sua pri­ma­ria atti­vi­tà. Non fa noti­zia per­chè l’uo­mo non è abi­tua­to a ciba­re il pro­prio cor­po, la pro­pria men­te ed il pro­prio cuo­re di qual­co­sa che sia armo­ni­co. Esi­ste una dipen­den­za dal­le emo­zio­ni nega­ti­ve che ognu­no che abbia un mini­mo di capa­ci­tà razio­na­le può osser­va­re facil­men­te in sè, una ten­den­za alla disar­mo­nia che per­mea tut­ta la nostra vita, e che vie­ne rego­lar­men­te sfrut­ta­ta da colo­ro che le emo­zio­ni ven­do­no anzi­chè vivere.

Meglio allo­ra il rea­li­ty che mostra tut­ti i più rac­ca­pric­cian­ti disa­stri che anche la sem­pli­ce let­tu­ra di un roman­zo d’a­mo­re o di un testo di filo­so­fia. Meglio il noir che il rosa. E via, ecco la festa dei pen­sie­ri neri; che ren­don dol­ce il segui­re quel tur­bi­nio di imma­gi­ni gra­me di noi stes­si impe­gna­ti in nefan­de liti, con­tra­sti e difficoltà.

Pro­va­re per cre­de­re. Pro­va­re ad inter­rom­pe­re una simi­le cate­na men­ta­le, intro­du­cen­do la volon­tà di pen­sa­re ad un epi­so­dio bel­lo del­la nostra vita, qual­co­sa che ci abbia scal­da­to il cuo­re anzi­chè l’e­go, risul­ta qua­si impos­si­bi­le. Meglio lasciar­si tra­sci­na­re a fon­do da quel­la appa­gan­te tri­stez­za, da quel­la rab­bia che ci fan­no sen­ti­re reat­ti­vi, vivi e pron­ti alla pugna. O for­se direi meglio alla pugnetta?

Un inu­ti­le spre­co di ener­gia, ma che man­tie­ne infi­ne seda­to chi non sa por­vi un fre­no. E que­sto, for­se più del­la reli­gio­ne, è l’o­dier­no oppio dei popo­li. Dog­mi e veti sosti­tui­ti da dram­mi e delit­ti; amo­re, gio­ia e pas­sio­ne sosti­tui­ti da odio, tri­stez­za e depressione.

Non dico che la volon­tà sia coscien­te, ma mi rifiu­to di cade­re in que­sta trap­po­la media­ti­ca, e nono­stan­te il cie­lo sia gra­vi­do di piog­gia e la tem­pe­ra­tu­ra sia vera­men­te sce­sa, osser­vo sem­pli­ce­men­te che sia­mo in Mar­zo, e che se il sole di Dome­ni­ca è sta­to uno splen­di­do rega­lo, anche que­sto cie­lo in bur­ra­sca lo è, con tut­to il suo fasci­no atlan­ti­co, che ricor­da il non raro sov­ver­ti­men­to del cli­ma visto da bor­do di un velie­ro, in tem­pi anda­ti in cui tut­to som­ma­to era mol­to più faci­le leva­re gli occhi al cie­lo per una pre­ghie­ra che per una bestemmia.

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5 Commenti
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Marta

Ciao, sono appe­na atter­ra­ta qui, ma devo dire che mi sem­bra uno stra­no blog questo,
Però mi pia­ce. E hai ragio­ne sul­le emo­zio­ni nega­ti­ve. Non ci ave­vo mai pensato.

Paul

Caz­zo! Ben det­to! Ciao!

x Paul, Paperetta

Mi asso­cio:))))

Cerbero

Ci ho pro­va­to! E’ vero, quan­do sei in quel loop nega­ti­vo non rie­sci nean­che ad ave­re la voglia di pen­sa­re a una cosa bel­la! Ma perchè?

Alberto

E quat­tro! Rara­men­te ho scrit­to quat­tro com­men­ti su un blog. A fila poi… Otti­ma ana­li­si!!! Basta mi sono stan­ca­to di far­ti i com­pli­men­ti… pri­ma o poi scri­ve­rai qual­che sciocchezza…