Una replica a Franz da Morgana
Sto facendo un po’ fatica a rispondere per una sorta di resistenza (ancora la resistenza, ma non quella Resistenza, stai tranquillo) ad affrontare un argomento che, paradassolmete, ritengo delicato, benché sia per sua natura “forte” date le implicazioni che comporta: politiche, sociali, psicologiche e quant’altro.
Nella tua risposta hai rilevato del mio commento solo la parola “armi” stigmatizzando il fatto che azzardo un’utopia: disarmare i governi… e attribuendomi l’incomprensione del fatto che tu, invece, parlavi di libertà e di altro che, tengo precisare, mi trova d’accordo. Infatti ho scritto che restisto solo… ecc., dimostrando di prendermi un porzioncina di quella libertà di cui parli nel contraddirti su un argomento ampiamente trattato anche in altri articoli del tuo blog, nei quali le armi sono solo benviste e il cui possesso sarebbe, secondo alcuni, addirittura una sorta di “calmiere” della violenza imperante.
Fuoco alle polveri, dunque? Da buona combattente, ci sto.
Del resto ho cominciato io, lo so, ben sapendo che solo al nominarle, quelle “cose” in un modo o nell’altro una qualche esplosione la producono.
Innanzitutto tengo a precisare che si trattava solo di una “modesta proposta” che, proprio perché utopica, irrealizzabile e persino un po’ stupida, era da considerarsi per quello che era: una “sparata” estiva, un uso improprio dell’arma della parola, un tentativo di fare breccia (ma guarda che linguaggio di guerra sto usando!) nel muro inviolabile degli appassionati di armi che popolano il tuo blog, nonché nel cuore di chi sostiene che là dove ci sono armi c’è meno violenza, dimostrandolo con tanto di statistiche e dotti riferimenti. Questo si che è fare informazione!
Perdona il mio spirito polemico anche perché mi spiacerebbe essere scambiata per una di quelle nostalgiche sostenitrici della non violenza, solo così, tanto per contraddire la tendenza generale e promuovere un ribellismo adolescenziale fine a se stesso, sia chiaro non faccio parte di quella risma e dichiaro persino che “quando ce vò ce vò” e adesso, lo ammetto, “ce vò”.
Mi dispiace solo che, come dici , non ci sia scelta, per questo provo caparbiamente a sognare l’Isola che non c’è.
Le armi, purtroppo, hanno perduto la loro nobile origine: non sono più le spade degli antichi cavalieri, sono le bombe “intelligenti” dei potenti che esplodono alla cieca, sono queste che vorrei togliere dalle loro mani. E se questo non va bene, ti prego, concedimi almeno l’onore delle armi!
E che cazzo! Così si scrive!
Morgana, la classe non ti manca e nemmeno la mente a quanto pare e di spirito polemico non mi sembra di vederne molto. Ciao
… anvedi Morgana! .… mi piaci quando scrivi …
Ben detto cara Morgana, poi tra le spade dei cavalieri, a difesa di nobili intenti, e la pistola a difesa del perimetro di casa propria, un po’ di differenza di atmosfera, mi sembra che ci sia.