Vyger mi ha segnalato un articolo uscito domenica 5 Aprile, sull’inserto domenicale del sole 24 Ore, e riportato in questo post di Mirko, sul suo Blog.
Si tratta di un’interessante analisi, condotta da Remo Bodei, sulle accuse del filosofo americano Sheldon Wolin.
Il nocciolo dell’articolo consiste nella presentazione della tesi del cosiddetto “totalitarismo rovesciato“, ovvero quella forma di totalitarismo rivolta all’interno di una nazione, in cui i cittadini vengono progressivamente “smobilitati“, e portati ad assistere più che partecipare alla vita politica.
I meccanismi sono abbastanza chiari e visibili per tutti: fornire un benessere, ancorche falso ed illusorio, e dei valori, parimenti falsati, verso cui il cittadino tenderà, aiutato in questo dalla formazione di paure “esterne“, che rafforzeranno l’involuzione del sistema democratico verso questa nuova forma di controllo.
Wolin, e di conserva Bodei, pongono il loro accento sulla commistione e convivenza tra politica e gli affari. Una compartecipazione tendente allo svuotamento della democrazia verso il controllo totale interno.
Nella cinematografia moderna si trovano molti esempi di questo tipo, da “I Figli degli uomini” di Cuaròn a “V per vendetta” di McTeigue. Nella letteratura ve ne sono moltissimi esempi, ma forse per tutti val ricordare Platone, nell’ottavo libro della Repubblica, nel suo dialogo con Adimante.
Ma senza stare a ripercorrere troppo quanto molti hanno già gridato, arriviamo ai nostri giorni, quando – senza che ne fosse data molta enfasi, per ovvii motivi – nella blogosfera ha rimbalzato il proclama di alcuni integralisti islamici che hanno goduto profondamente dei morti nel terremoto in Abruzzo, nel quale hanno individuato un segno di malevolenza divina nei confronti dell’occidente.
E’ un po’ che vado dicendo questo, ma per una volta trovo un parziale appoggio nelle parole di qualcuno che pensa davvero, non come faccio io.
La democrazia occidentale si trova oggi in uno stato di profonda crisi, anche se per il momento l’attenzione è focalizzata unicamente sul lato economico. Il progressivo assopimento della cittadinanza, delle masse insomma, verso valori vuoti ed effimeri, quanto più superficiali possibile, lascia mano sempre più libera all’interazione degli affari con la politica, intanto che l’attenzione della pubblica opinione viene indirizzata verso aspetti marginali, quando non addirittura inventati di sana pianta, con la cosciente o meno complicità dell’informazione ufficiale, che si occupa di sollevare o affossare, sempre più in accordo con la direzione politica, specie in Italia, gli aspetti che più fanno comodo.
La vicenda di Eluana Englaro, le violenze carnali da parte di extracomunitari, la crisi economica che ora c’è, ora no, gli Stati Uniti che fanno entrare noi “maccaroni” nella gestione della Chrysler, la sempre maggiormente fastidiosa ingerenza clericale nei fatti legislativi italiani. Tutti argomenti elevati all’attenzione pubblica che crede di partecipare così alla vita politica del paese che invece gli sfugge sempre più di mano, mentre il controllo sulla liberà di espressione aumenta, quello sulle comunicazioni pure e leggi sempre più restrittive vengono varate (anche se applicate con parsimonia iniziale).
Il buonismo imposto dalla “Forma Mentis mediatico-cattolica” che stride in continua antitesi con la realtà dei fatti, la dovuta “tolleranza” verso una forma religiosa che include e approva l’omicidio di coloro che non vogliono convertirsi al credo.
Tutti segni di quella trasformazione che già Platone, nello stesso libro citato sopra, prevedeva qualche annetto fa:
Quando, credo, uno stato democratico, assetato di libertà, è alla mercé di cattivi coppieri e troppo s’inebria di schietta libertà, allora, a meno che i suoi governanti non siano assai miti e non concedano grande libertà, li pone in stato d’accusa e li castiga come scellerati e oligarchici. E coloro che obbediscono ai governanti, li copre d’improperi trattandoli da gente contenta di essere schiava e buona a nulla, mentre loda e onora privatamente e pubblicamente i governanti che sono simili ai governati e i governati che sono simili ai governanti. E’ inevitabile che in uno stato siffatto il principio di libertà si allarghi a tutto. E cosí, vi nasce l’anarchia e si insinua nelle dimore private e si estende fino alle bestie. Per esempio, nel senso che il padre si abitua a rendersi simile al figlio e a temere i figlioli, e il figlio simile al padre e a non sentire né rispetto né timore dei genitori, per poter essere libero; e che il meteco si parifica al cittadino e il cittadino al meteco, e cosí dicasi per lo straniero. A questo si aggiungono, ripresi, altre bagattelle, come queste: in un simile ambiente il maestro teme e adula gli scolari, e gli scolari s’infischiano dei maestri e cosí pure dei pedagoghi. In genere i giovani si pongono alla pari degli anziani e li emulano nei discorsi e nelle opere, mentre i vecchi accondiscendono ai giovani e si fanno giocosi e faceti, imitandoli, per non passare da spiacevoli e dispotici. Però l’estremo della libertà cui la massa può giungere in un simile stato si ha quando uomini e donne comperati sono liberi tanto quanto gli acquirenti. E quasi ci siamo scordati di dire quanto grandi siano la parificazione giuridica e la libertà nei rapporti reciproci tra uomini e donne. […] – Ecco dunque, qual è a mio parere l’inizio, bello e gagliardo, donde viene la tirannide. Quell’identico morbo, sorto nell’oligarchia, l’ha portata a rovina, sorge anche nella democrazia nascendo dalla licenza, e, piú intenso e forte, la riduce schiava. In realtà ogni eccesso suole comportare una grande trasformazione nel senso opposto: cosí nelle stagioni come nelle piante e nei corpi e anche, in sommo grado, nelle costituzioni. L’eccessiva libertà, sembra, non può trasformarsi che in eccessiva schiavitú, per un privato come per uno stato. È naturale quindi, che la tirannide non si formi da altra costituzione che la democrazia; cioè, a mio avviso, dalla somma libertà viene la schiavitú maggiore e piú feroce.
Platone, Opere, vol. II, Laterza, Bari, 1967, pagg. 390-395
Democrazia e totalitarismo rovesciato: verso la Tirannide (Lo diceva anche Platone)
Vyger mi ha segnalato un articolo uscito domenica 5 Aprile, sull’inserto domenicale del sole 24 Ore, e riportato in questo post di Mirko, sul suo Blog.
Si tratta di un’interessante analisi, condotta da Remo Bodei, sulle accuse del filosofo americano Sheldon Wolin.
Il nocciolo dell’articolo consiste nella presentazione della tesi del cosiddetto “totalitarismo rovesciato“, ovvero quella forma di totalitarismo rivolta all’interno di una nazione, in cui i cittadini vengono progressivamente “smobilitati“, e portati ad assistere più che partecipare alla vita politica.
I meccanismi sono abbastanza chiari e visibili per tutti: fornire un benessere, ancorche falso ed illusorio, e dei valori, parimenti falsati, verso cui il cittadino tenderà, aiutato in questo dalla formazione di paure “esterne“, che rafforzeranno l’involuzione del sistema democratico verso questa nuova forma di controllo.
Wolin, e di conserva Bodei, pongono il loro accento sulla commistione e convivenza tra politica e gli affari. Una compartecipazione tendente allo svuotamento della democrazia verso il controllo totale interno.
Nella cinematografia moderna si trovano molti esempi di questo tipo, da “I Figli degli uomini” di Cuaròn a “V per vendetta” di McTeigue. Nella letteratura ve ne sono moltissimi esempi, ma forse per tutti val ricordare Platone, nell’ottavo libro della Repubblica, nel suo dialogo con Adimante.
Ma senza stare a ripercorrere troppo quanto molti hanno già gridato, arriviamo ai nostri giorni, quando – senza che ne fosse data molta enfasi, per ovvii motivi – nella blogosfera ha rimbalzato il proclama di alcuni integralisti islamici che hanno goduto profondamente dei morti nel terremoto in Abruzzo, nel quale hanno individuato un segno di malevolenza divina nei confronti dell’occidente.
E’ un po’ che vado dicendo questo, ma per una volta trovo un parziale appoggio nelle parole di qualcuno che pensa davvero, non come faccio io.
La democrazia occidentale si trova oggi in uno stato di profonda crisi, anche se per il momento l’attenzione è focalizzata unicamente sul lato economico. Il progressivo assopimento della cittadinanza, delle masse insomma, verso valori vuoti ed effimeri, quanto più superficiali possibile, lascia mano sempre più libera all’interazione degli affari con la politica, intanto che l’attenzione della pubblica opinione viene indirizzata verso aspetti marginali, quando non addirittura inventati di sana pianta, con la cosciente o meno complicità dell’informazione ufficiale, che si occupa di sollevare o affossare, sempre più in accordo con la direzione politica, specie in Italia, gli aspetti che più fanno comodo.
La vicenda di Eluana Englaro, le violenze carnali da parte di extracomunitari, la crisi economica che ora c’è, ora no, gli Stati Uniti che fanno entrare noi “maccaroni” nella gestione della Chrysler, la sempre maggiormente fastidiosa ingerenza clericale nei fatti legislativi italiani. Tutti argomenti elevati all’attenzione pubblica che crede di partecipare così alla vita politica del paese che invece gli sfugge sempre più di mano, mentre il controllo sulla liberà di espressione aumenta, quello sulle comunicazioni pure e leggi sempre più restrittive vengono varate (anche se applicate con parsimonia iniziale).
Il buonismo imposto dalla “Forma Mentis mediatico-cattolica” che stride in continua antitesi con la realtà dei fatti, la dovuta “tolleranza” verso una forma religiosa che include e approva l’omicidio di coloro che non vogliono convertirsi al credo.
Tutti segni di quella trasformazione che già Platone, nello stesso libro citato sopra, prevedeva qualche annetto fa:
Platone, Opere, vol. II, Laterza, Bari, 1967, pagg. 390-395
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