Sovvertire per castrare – le sette 3
Stabilito e assodato che le sette esistono e visti i motivi per cui alcuni (molti) ne subiscono l’attrazione, sarebbe opportuno osservare che esistono molte organizzazioni che non hanno effetti molto diversi sui propri appartenenti.
Ad esempio, come segnalato da dimaco in un suo commento, molte organizzazioni di vendita piramidale utilizzano sistemi estremamente coercitivi, dal punto di vista psicologico, per “motivare”, come dicono loro, i propri venditori.
Ma esistono anche altre organizzazioni, tipicamente religiose e che fanno capo alle religioni ufficiali, che operano sui propri adepti un vero e proprio lavaggio del cervello.
Sono le cosiddette “sette ufficiali”, ovvero quelle sette che hanno una sorta di “imprimatur” da parte della religione cui fanno capo che consente loro di non essere segnalate come pericolose, ma come “integraliste”. Il che ne fa delle vere sette, estremamente dannose per chi ne fa parte e a volte, come dimostrato ogni tanto dalla cronaca, anche per chi ne è al di fuori.
Il vero problema delle sette così definite però, è che FANNO PAURA.
Fanno paura grazie ai media e a quello che gli stessi raccontano, tra l’altro in ondate mediatiche, consapevolmente organizzate. I servizi proposti sono quasi sempre simili, e seguono mediamente lo stesso canovaccio: il tizio ripreso di spalle che narra la propria disavventura, qualche inquadratura girata nei campi, qualche fotogramma del solito deficiente incappucciato con la voce del cronista fuori campo che dice quanto le sette siano pericolose. Conclusione con l’intervista al cretino, pardon, esperto di turno, che declama il decalogo per capire se l’organizzazione incontrata è una setta oppure no.
E mai, neppure una volta, qualcuno che analizzi il perchè le sette abbiano una così grande presa sulla gente. Tra l’altro, a vedere le stronzate che dicono nel decalogo, basterebbe frequentare un qualsiasi gruppo di preghiera di una qualsiasi religione per riscontrare i parametri esposti.
Quello che non viene detto, e il motivo è ovvio, è che le persone cascano in una setta perchè non hanno una gran consapevolezza, come detto nello scorso articolo, ma soprattutto perchè hanno un disperato bisogno di sentirsi, di essere, di sfuggire ai valori fittizi ed idioti che questa società propina a dosi massicce.
E tante, troppe volte, questo bisogno non viene neppure percepito come tale, ma solo come una vaga traenza, che per caso o, più facilmente, per un trauma o un grosso dolore, riesce a fare capolino tra le sinapsi addormentate del rincoglionito essere umano.
Ovvio che in queste condizioni e soprattutto con una sistematica opera di dissacrazione di tutto ciò che non sottosta ai multinazionali canoni di esistenza del metodo scientifico, e del pensiero spietatamente materialistico ormai imperante, le persone non sanno più da che parte andare a sbattere la testa.
E quindi il più delle volte la vanno a sbattere nel posto più sbagliato.
Ciao Franz,hai perfettamente ragione..riprendo le tue considerazioni e rilancio…In qualsiasi situazione, dove le persone si lasciano ingannare da nuovi e falsi valori,la cosa che salta sempre all occhio è la totale mancanza della domanda più importante..PERCHE’E’ SUCCESSO’?Tutto ciò rientra in quell attegiamento passivo che ormai è socialmente accetabile se non addirittura auspicabile…
Il problema è che molto spesso non sono i valori ad essere falsi, quanto le direttrici lungo cui vengono forniti.
Per fare un esempio, quando si dice che l’ego è un nemico, si può portare la cosa a due conclusioni: a rendere qualcuno un decerebrato idiota, o rendere qualcuno libero dalla schiavitù dell’ego, ma che è in grado di usare l’ego consapevolmente.
Evidente che le due direzioni sono una opposta all’altra!
Buongiorno e buon inizio settimana. Arrivato in ufficio con un avoglia pazzesca di lavorare, :coffee: ho subito dato un’occhiata al Blog..
Tornando al post, concordo ch ci sono migliaia di sette, ed è triste che solo alcune siano pubblicamente riconosciute come tali. Volevo però aggiungere qualcosa circa le motivazioni che portano ad esserne succubi. Guadagnare una dimensione più ampia nella quale il singolo conta come parte del “gruppo”; desiderio che porta anche all’affiliazione alle varie “gang” di quartiere. In questi contesti il singolo sente di valere quanto il gruppo e divide le responsabilità ed il peso delle scelte tra tutti i membri, senza contare che c’è sempre un leader che decide per tutti.
Ergo, l’Uomo cerca se stesso, ma l’uomo comune cerca l’oblio di sé stesso..
Come ho già detto in passato, il ricercare l’appartenenza ad un gruppo è la logica evoluzione di chi cerca o ritrova (beato lui) se stesso.
Il problema nasce quando la ricerca del gruppo avviene per incapacità di stare in piedi da soli, per non conosciuto bisogno dell’altrui approvazione e infine per paura di restare soli.