Educati o addomesticati? By Valeria
Educare un figlio è un’impresa davvero ardua, richiede grande impegno e senso di responsabilità. Naturalmente tutto questo non basta, neppure se facciamo del nostro meglio. Come sempre c’è bisogno del cuore. Ma sto divagando…
C’è stata l’epoca del non inibire, del lasciar fare (a volte proprio di tutto!) in contrapposizione all’epoca precedente piena di regole, punizioni, autoritarismo eccessivo.
Credo che più di qualche genitore si sia chiesto come trasmettere ai propri figli regole etiche e comportamentali evitando di produrre in loro inibizioni che potrebbero demolire senso critico e potenziale creativo.
Come è sottile il confine….
In effetti, una famiglia eccessivamente autoritaria può inibire sul nascere il potenziale di un bambino…
E qui si impone uno “stop”. Quando cresciamo i nostri figli che cosa trasmettiamo se non i nostri condizionamenti? Anche se con i nostri genitori abbiamo avuto un rapporto conflittuale e dunque con i figli “cerchiamo di non commettere gli stessi errori”, l’approccio è pur sempre meccanico perché dettato dalla contrapposizione ad un precedente condizionamento.
Quando siamo con loro dunque, ogni tanto, produciamo uno “stop”: fermiamo tutto per un momento, come se potessimo arrestare per un istante la pellicola cinematografica della nostra vita, e cerchiamo di osservare con quale atteggiamento ci rivolgiamo a loro, quali i toni; se li stiamo ascoltando veramente oppure se siamo sbrigativi e frettolosi. Perché il primo passo è comprendere che abbiamo di fronte a noi un mondo tutto da scoprire.
Ma io credo che il secondo passo sia, se possibile, anche più impegnativo del primo… Come rispondiamo alle loro domande? È interessante…
Forse, durante quello stop, potremmo accorgerci di quante volte stiamo fornendo loro interpretazioni e non fatti. Ecco che possiamo essere i genitori più remissivi del mondo e, malgrado ciò, produrre nei bambini condizionamenti altrettanto profondi di quelli trasmessi da una figura eccessivamente autoritaria.
Osservarci mentre forniamo risposte ai nostri figli può rappresentare un interessante momento di indagine di noi stessi, nel senso che imparando a crescere loro possiamo crescere anche noi, imparando ad amarli possiamo imparare ad amarci, imparando ad ascoltarli possiamo imparare ad ascoltarci, cercando di rispondere oggettivamente impareremo ad essere sempre più oggettivi…
E quindi più liberi!
Un giorno sentii un bambino domandare alla sua mamma: “Mamma, chi è Dio?” e lei rispose: “Dio non esiste”.