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Heather’s Corner: Il Figlio di Papà

Nel sen­so che si lascia volen­tie­ri “con­si­glia­re” dal padre impren­di­to­re e milio­na­rio (tra­dot­to in euro, natu­ral­men­te) pur­ché il geni­to­re uomo d’affari di gran­de leva­tu­ra, cava­lie­re del lavo­ro, com­men­da­to­re del­la Repubblica e gene­ra­le di ‘sto cavo­lo, gli sgan­ci sul con­ti­ci­no in ban­ca un con­gruo asse­gno men­si­le, cor­re­da­to di car­te di cre­di­to pla­ti­num dal­la spe­sa illi­mi­ta­ta in tut­to il mondo.

Il par­go­lo è, natu­ral­men­te, una ver­go­gna per il Signor Businessman, il qua­le cer­che­rà di allon­ta­nar­lo dal­la sua azien­da (o azien­de), dal­la sua casa, dal­la sua cer­chia di (pre­sun­ti) ami­ci, dal­la cit­tà in cui è ubi­ca­ta la resi­den­za di fami­glia, dal­la Nazione e, ove pos­si­bi­le, anche dal Continente.

Spedirà il figlio in lun­go e in lar­go per il Globo, su pol­tro­ne in pel­le uma­na di fan­toz­zia­na memo­ria degli aerei più costo­si. Gli chie­de­rà di occu­par­si di affa­ri al di là di qua­lun­que Oceano. Purché sia un Oceano gran­de, immen­so. Purché non lo fac­cia sfi­gu­ra­re agli occhi del suo ado­ran­te scia­me di beo­ti nucleari.

Perché quel padre lì, mica se l’è chie­sto se maga­ri il figlio vole­va fare il mae­stro di scuo­la mater­na e non l’erede di “un gran­de impe­ro” che “figlio­lo, un gior­no tut­to que­sto sarà tuo!” gli pote­va far sali­re un cona­to di vomi­to diret­ta­men­te dal­le sinuo­si­tà del­lo sto­ma­co. Al mini­mo. E inve­ce, quel cona­to di vomi­to è rima­sto lì. Al suo posto, si è mos­so qual­co­sa nel cervello.

Un inter­rut­to­re ha fat­to click e, come dice­va qual­cu­no, si è spen­to il sole. Fin da pic­co­lo. Meglio viag­gia­re in busi­ness class e dor­mi­re al Plaza di New York, in fon­do, che gui­da­re una Panda e ave­re a che fare tut­ti i gior­ni con la cac­ca di pidoc­chio­si par­go­let­ti che ci vuo­le l’esorcista per tener­li a bada.

All’inizio, for­se, lo ha fat­to per com­pia­ce­re il geni­to­re, nel­la spe­ran­za che anzi­ché chia­mar­lo defi­cien­te, un gior­no avreb­be potu­to ricor­da­re il suo vero nome di bat­te­si­mo. Poi, però, il suo vero nome, pian pia­no, se l’è dimen­ti­ca­to anche lui. E oggi tut­ti lo chia­ma­no Boss. E a lui pia­ce. O alme­no ne è convinto.

Vi sta­re­te chie­den­do che c’è di male a inna­mo­rar­si di uno così… Uno, due, tre… Ci sta­te riflet­ten­do? Quattro, cin­que, sei… Se non ci sie­te anco­ra arri­va­te, allo­ra ve lo meri­ta­te pro­prio! Ma a scan­so di equi­vo­ci, vi dispen­so il mio parere.

D’accordo, scel­le­ra­te crea­tu­re sen­za un bri­cio­lo di amor pro­prio! Ma che vi cre­de­te di otte­ne­re da uno così? Intanto per arri­va­re a lui (non nel suo let­to, oche giu­li­ve!, nel suo cuo­re, sem­mai glien’è rima­sto uno!), dove­te pas­sa­re per il pater­no tala­mo e pia­cer­gli mol­to (al pater) e poi pas­sar­ci di nuo­vo e ripas­sar­ci tut­te le vol­te che… l’imprenditoriale augel­lo gli chie­de­rà un tri­bu­to. E que­sto se vi va bene. Secondo poi, ma pen­sa­te dav­ve­ro che il Signor Impresa vi lasce­rà spo­sa­re il suo ere­de sen­za bat­ter ciglio? Alla pri­ma usci­ta con un vostro ami­co qua­lun­que, foss’anche il “capo asca­ro” degli omo­ses­sua­li, sta­te tran­quil­le che ver­re­te immor­ta­la­ti al momen­to del bacio del­la buo­na­not­te e sbat­tu­te sul­le rivi­ste che leg­go­no tut­ti. Sputtanate! E si rico­min­cia daccapo.

Se poi, per caso o per disgra­zia (meglio), vi sal­tas­se in men­te di far­vi ingra­vi­da­re dal pic­co­lo Boss nel­la spe­ran­za di un matri­mo­nio d’amore, allo­ra sie­te dav­ve­ro la rein­car­na­zio­ne uma­na di una gal­li­na (e del pen­nu­to vi è rima­sto il cer­vel­lo)! Sarete liqui­da­te con un con­gruo asse­gno e costret­te a fir­ma­re da qual­che par­te di fron­te a una spe­cie di Inquisizione for­ma­ta da uno stuo­lo di avvo­ca­ti e notai da far pau­ra a un com­mer­cia­li­sta (e ho det­to tut­to!…) che il figlio in que­stio­ne NON E’ del deficiente!

Però se è il mal­lop­po quel­lo a cui mira­te, allo­ra, date­vi da fare… Ma dove­te esse­re una via di mez­zo tra Sharon Stone e il suo quo­zien­te intel­let­ti­vo… Sharon Stone in per­so­na, insomma…

E la vedo dura (con rispet­to parlando…)!

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4 Comments

  1. Frostbite ha detto:

    espe­rien­za per­so­na­le, fan­ta­sia da blog­ger o per sen­ti­to dire?

  2. Lady Heather ha detto:

    Non è fan­ta­sia da blog­ger… Sul resto puoi sbiz­zar­rir­ti per­ché qual­sia­si cosa ti ven­ga in men­te è sta­ta espe­ri­ta 🙂 ciao Frost!

  3. ciro ha detto:

    Il piu’ gran­de rega­lo che uno puo’ fare a una persona…se dav­ve­ro gli vuo­le bene…e sopra­tut­to ad un figlio…e’ la liberta’…