Ricercatore disgustato denuncia il tentativo di corruzione. Ma non succede nulla.

Un articolo su Repubblica, lo trovate qui, riporta la storia di un ricercatore, Claudio Fiocchi, residente da anni negli Stati Uniti.

Ingaggiato dal Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) per valutare un progetto e fornire un parere sull’opportunità di finanziarlo o meno, dopo pochi giorni riceve una mail in cui gli autori del progetto si raccomandano caldamente perchè lui dia il giudizio più favorevole possibile. Passa qualche altro giorno e un suo ex allievo viene chiamato al telefono perchè interceda presso di lui in favore del progetto.

A questo punto Fiocchi, “esasperato” decide di declinare l’incarico con una lettera in cui denuncia il fatto a chi di competenza. La lettera non riceve risposta e Fiocchi “disgustato” lascia l’incarico, sparando poi a zero sul fatto che cose simili possono accadere solo in Italia perchè negli States una episodio del genere avrebbe dato il via ad immedite inchieste ed indagini.

A parte il fatto che non mi pare che un paio di email e una telefonata possano costituire una “pressione” su qualcuno, mi sembra che la notizia sia veramente tirata per i capelli.

Certo, il fatto che il nome del ricercatore sia venuto fuori non è gradevole ma da quando gli Stati Uniti sono questo fulgido esempio di correttezza e giustizia infallibile e immediata?

In più, il fatto che Fiocchi dipinga gli States come un modello di riservatezza ed incorruttibilità mi pare francamente un’opinione a dir poco confutabile. Altrettanto mi pare, ammesso che le cose stiano come riportato nell’articolo che Fiocchi sia persona dalla pelle particolarmente sottile e di una suscettibilità alquanto esagerata

Insomma… a me questo articolo pare decisamente quantomeno strano.

Così… tanto per farmi venire un dubbio…

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8 Commenti
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cattivo maestro

Sono assolutamente in linea con il tuo intelligentissimo post. Non ho condiviso la denuncia del Prof. Fiocchi. Qui spiego perchè http://occhichesannoguardare.myblog.it/archive/2009/09/24/la-dannosa-ed-inutile-denuncia-del-prof-fiocchi.html#more

ilia

Caro Franz, questa volta devo proprio dissentire dal tuo post, per non parlare poi del post di “cattivo maestro”… Cerco di spiegare le mie ragioni da persona che, facendo il ricercatore scientifico all’estero, conosce bene dall’interno il mondo di cui si parla.

E’ pratica all’interno del mondo scientifico che i lavori ed i progetti vengano valutati, gratuitamente come forma di collaborazione reciproca, da altri colleghi esterni. In questo modo si cerca di far sì che ciò che venga finanziato prima e pubblicato poi subisca una valutazione il più possibile imparziale. Per un’articolo vi sono almeno due valutazioni indipendenti (il termine tecnico è in inglese “referee”), che sono rigirosamente anomnime e indipendenti. Per un finanziamento spesso sono anche tre. La valutazione si avvale sempre di scienziati esterni, non legati alle persone da valutare, per determinare la validità del lavoro presentato. Pensare che un referee riceva una telefonata da una persona di cui sta valutando il lavoro è, in ambiente internazionale assurdo e fuori da ogni logica, quanto inaccettabile. Se questo succede vuol dire che la rivista o l’ente che sta cercando di ottenere una valutazione (il MIUR in questo caso) non sono affidabili e degni del servizio di collaborazione fornita. La reazione del Prof. Fiocchi è assolutamente compensibile, anzi direi anche troppo tranquilla. Il MIUR si meriterebbe una denuncia per fuoriscita di informazioni riservate. Faccio notare che sull’articolo di Repubblica si riporta che il Prof. Fiocchi ha risposto con una lettera al MIUR spiegando la situazione e perchè quindi rinunciava all’incarico. Decisione molto corretta e impeccabile di chi si vede, tradito nella propria riservatezza, messo nella condizione di non poter più esprimere una valutazione obbiettiva, sia che sia positiva che negativa. Sempre secondo l’articolo di Repubblica dopo un mese il Prof. Fiocchi non riceve risposta e quindi solo allora decide di far conoscere la vicenda alla stampa. SE il MIUR fosse un ente serio (cioè no italiano ahimè) avrebe immediatamente dato orignie ad un’inchiesta interna quanto meno, oltre che una verifica degli eventi denunciati. Ma sempre come si legge dall’articolo si deve aspettare la denincia ai giornali che forse il ministero si muova.

Vorrei far osservare il pacato comportamento del Prof. Fiocchi che si presta ad una collaborazione con un ente che dimostra di non saperlo rispettare e tutelare, al quale spiega le proprie decisioni e venendo ignorato.

Dovrebbe un ricercatore rivolgersi alla magistratura investendo ulteriore tempo ed energia, ma per che cosa? Per denunciare un malcostume italiano ben noto? Ma chi glielo fa fare?
Da chi vive all’interno di questo ambiente vi dico che l’italia è uno schifo di interessi corporativistici e di amicizia, come in tanti altri settori. Solo che qui non c’è la concorenza del mercato che può in qualche modo aiutare a discriminare e qunidi se uno ha gli appoggi giusti può fare quello che vuole. Sicuarmanete l’America ed il mondo anglosassone in genere non son perfetti ma da questo punto di vista sono molto più avanti dell’italia, e certe cose sono molto poco tollerate, e quando vengono fuori dei casi, vi è una reazione del sistema molto forte che fa fuori chi si è approfittato. In Italia invece sappiamo che non è così, e la nostra clase politica ne è un buon esempio.

Concludo dicendo che l’insinuazione di cattivo maestro sul fattro che il Prof. Fiocchi abbia fatto questa denuncia alla stampa per ottonere notorietà è proprio ridicola… non c’è bisogno di spiegarne le ragioni.

Un caro saluto. :coffee:

ilia

Per quanto riguarda il primo punto non credo che in questo caso la quantità sia rilevante. Dal momento che il suo nome è uscito fuori, anche con una sola email, la frittata è già fatta. Se per caso aveva già speso del tempo a studiare la documentazione per preparare la sua valutazione, realizza che ha buttato via solo tempo. Penso che girerebbero le palle a chiunque quantomeno. E comunque il punto non è sulla quantità di pressione ma sul fatto che la pressione sia stata fatta. Sul secondo punto riguardante all’America non ho esperienze dirette con l’ambiente americano, solo con quello inglese. Da quello che so comunque l’ambiente della ricerca in America, paese che per moltissime cose non mi piace e di fatti non voglio andare a lavorarci, è piuttosto pulito in quanto le università si fanno una concorrenza spietata sulle pubblicazioni, puntando sulla qualità dei lavori, dei loro ricercatori e professori, perchè questo poi determina il numero di iscrizione in base al ranking che ogni università raggiunge a livello nazionale. E’ un sistema molto duro e molto costoso per gli studenti che non mi sento di condividere in quanto spesso gli studenti devono indebitarsi per pagarsi le tasse niversitarie, ma sicuramente non credo soffra del problema del corporativismo che abbaimo in italia. Personalmente credo che il Prof. Fiocchi abbia fatto bene a denunciare alla stampa quello che gli è successo. Siamo in un epoca in cui l’immagine conta molto… e difatti il ministro Gelmini non ha tardato a reagire. Se poi la cosa si trasformerà in qualcosa di più concreto è tutta un’altra questione.
Ciao.

Roby

Certo che le cose vanno proprio in modo strano! Tante parole su Fiocchi e nessuno che dice che quelli che hanno fatto pressione sono degli schifosi. Sembra che il mondo giri al contrario! Perche’ fare il processo a Fiocchi anziche’ ai “cattivi”? E’ come se ad un processo per stupro venga inquisita la vittima anziche’ i colpevoli! Anzi, questi stanno passando completamente inosservati, o quanto meno li si sottovaluta. Di questo passo, si perde la voglia di fare quello che si ritiene giusto. Se sei bravo ti tirano le pietre, se sei cattivo… no.