The Fountain: L’Albero Della Vita – By Giuseppe

Que­sto film rac­con­ta del dram­ma di un uomo, for­se il peg­gio­re che pos­sa capi­ta­re ad ognu­no di noi: la con­sa­pe­vo­lez­za che un male incu­ra­bi­le ci sta toglien­do la per­so­na che più amia­mo al mondo.

L’ironia del­la sor­te vuo­le, tra l’altro, che quest’uomo sia un ricer­ca­to­re medi­co impe­gna­to pro­prio nel­la ricer­ca di una cura defi­ni­ti­va per il cancro.

Quest’uomo è di quel­li che non si arren­do­no mai e pron­to, per amo­re, a com­bat­te­re con tut­te le sue for­ze e la sua intel­li­gen­za sino alla fine, sino all’ultimo respiro.

Nel­la sua cor­sa con­tro il tem­po l’uomo vive una ter­ri­bi­le lace­ra­zio­ne inte­rio­re e si vede costret­to a rinun­cia­re addi­rit­tu­ra alla com­pa­gnia dell’amata moglie pro­prio per sta­re in labo­ra­to­rio e segui­re i suoi esperimenti.

Bel­lo l’intreccio del­le vicen­de uma­ne e sto­ri­che: i due pro­ta­go­ni­sti sono allo stes­so tem­po i per­so­nag­gi di fan­ta­sia del libro scrit­to dal­la moglie, al qua­le man­ca l’ultimo capi­to­lo (sarà l’uomo a scri­ver­lo). Nel libro, e lo vedia­mo nel film, i due sono la Regi­na Isa­bel­la di Casti­glia ed un Con­qui­sta­dor che, per amo­re del­la regi­na (e per sal­var­le la vita) par­te per il Nuo­vo Mon­do in cer­ca del Segre­to dell’Albero del­la Vita.

In più tut­ta la vicen­da è stret­ta­men­te col­le­ga­ta ad atro­ci sto­rie di Inqui­si­zio­ne, Inqui­si­zio­ne che, come un can­cro, minac­cia l’esistenza stes­sa del­la Regina.

Il Con­qui­sta­dor tro­ve­rà, rischian­do la sua stes­sa vita, l’Albero del­le leg­gen­de Maya, ma…alla fine sco­pri­rà che il suo segre­to riguar­da un’altra Vita, ben più ampia e vasta del­la sem­pli­ce vita umana.

Un ter­zo “inne­sto” cine­ma­to­gra­fi­co è rap­pre­sen­ta­to magi­ca­men­te dal ter­zo per­so­nag­gio “inte­rio­re” del pro­ta­go­ni­sta, rap­pre­sen­ta­to da un suo “io” più pro­fon­do che vive la vicen­da dram­ma­ti­ca da un diver­so pun­to di osser­va­zio­ne. Si trat­ta di un io tra­scen­den­te, che vive la sto­ria come testi­mo­ne e allo stes­so tem­po come “io direttivo”.

Bel­lis­si­me le sce­ne, i costu­mi, le inter­pre­ta­zio­ni, i rit­mi e anche le musi­che, ipno­ti­che e cir­co­la­ri, qua­si creas­se­ro una spi­ra­le che por­ta in alto (o nel pro­fon­do? Chissà!).

A mio avvi­so un vero capo­la­vo­ro da vede­re e rivedere.

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