Israele e palestina: la pericolosa campagna d’odio…
Non passa giorno senza che sulle vicende più oscure del nostro pianeta, una qualsiasi testata pubblichi un articolo sull’argomento da far accapponare la pelle. Il che non sarebbe necessariamente un male se non fosse evidente quanto il fine non sia quello di mostrare la verità, quanto di montare l’opinione pubblica contro o a favore di una parte o dell’altra.
Parliamo, ad esempio, del conflitto tra Israele e Palestina: la situazione è più che complessa ed estremamente delicata, in un settore geopolitico che è di fatto l’equivalente di una polveriera. Dietro i due contendenti si vede chiaramente che ci sono trame e interessi di portata planetaria, che coinvolgono nazioni, governi, lobbies e gruppi di potere.
Israele e Palestina hanno entrambi motivo di vergognarsi profondamente di quello che hanno fatto e che stanno facendo, sia l’uno verso l’altro che al resto del mondo, e il conflitto in corso è tale quale tutti gli altri conflitti armati: omicidio di massa a scopo di rapina; che si vogliano trafugare soldi, denaro o territori sposta ma non modifica la prospettiva.
Un conflitto che si espande anche sul fronte dei media, cartacei, online e social inclusi.
Sui Social Network, ma anche sui giornali, è una continua pioggia di post, articoli e scritti che, salvo rare eccezioni, hanno una sola cosa in comune: l’incitazione all’odio.
L’informazione viene pilotata, distorta e strumentalizzata per qualunque scopo, ma non di certo per raccontare la verità.
E’ una vera e propria parte della guerra che utilizza la menzogna e la distorsione al posto delle pallottole e ha come bersaglio la stupidità delle persone. In particolare su Facebook, dove la maggior parte degli utenti crede a qualunque cosa venga condivisa e, senza nessun filtro, ricondivide a sua volta notizie del tutto false o semplicemente tendenziose.
Senza analizzare i singoli casi, e senza limitare queste considerazioni al conflitto di cui sopra, ci tenevo a sottolineare un concetto: la nostra responsabilità non viene meno con l’ignoranza della verità, soprattutto quando avremmo la possibilità di capire o comprendere e, per pigrizia o superficialità, evitiamo di farlo.
Se ci rendiamo cassa di risonanza, per quanto inconsapevole, di falsi messaggi che non solo non dicono la verità ma sono proprio volontariamente costruiti per distorcere la realtà e incitare all’odio, il risultato ha una portata che va oltre quello che si pensa.
Quando tante persone iniziano a pensare la stessa cosa tutte assieme, si viene a creare quella che viene definita comunemente “forma pensiero”. Qualcosa che persino la fisica sta iniziando a riconoscere come efficace a livello materiale.
Questa forma pensiero influisce a sua volta sul pensiero di altre persone, portandole a pensare in modo simile e generando un “rimpolpamento” della stessa.
Alla fine quello che si arriva a creare è una massa di persone la cui opinione è quasi univocamente orientata. E nel caso in questione si tratta di orientamento all’odio razziale (verso quale fazione non conta più di tanto).
Questo effetto è molto ben conosciuto da chiunque abbia studiato un minimo di comunicazione, anche senza andare ad altri studi ben più profondi, e in questo periodo è così evidentemente lampante che l’unica cosa che rimane dubbia è… qual’è l’interesse ultimo, ovvero qual’è il motivo vero della campagna mediatica attualmente in essere.
Ma al di là della soluzione a questo dubbio, per utile che sia, la cosa veramente importante è di non rendersi complici del processo di “pompaggio emotivo”.
In questo modo si spezza una catena ma, ancora più importante, non si entra nel cerchio di influenza di chi, per motivi propri e sconosciuti, ha dato il via al processo, un cerchio di influenza da cui, come mi pare ovvio, è molto opportuno stare bene alla larga… ai tempi di Hitler in molti non l’hanno fatto, e il risultato lo conosciamo tutti.
Finalmente un punto di vista interessante. Condivido in pieno. La campania di odio che ho visto su Facebook con tanto di bambini morti non ha proprio limite! Vorre aggiugnere una cosa: io per primo non oso scrivere nulla sotto le foto di persone uccide da una fazione o dall’altra perché mi renderei bersaglio e non mi va di esserlo! Il problema è che in questo modo, mi rendo conto io stesso, di favorire il cosìddetto silenzio/assenso!
Caro Raf. Innanzitutto grazie per il tuo commento.
Per quanto riguarda il fatto di non commentare le foto per non diventare bersaglio: secondo me fai solo bene!
C’è un livello di idiozia incredibilmente elevato su Facebook e diventare bersagli non porterebbe a nulla: ci sono persone con le quali è semplicemente inutile discutere.
Quindi, casomai, trova un altro canale per esprimere il tuo dissenso. Ma tieni presente che anche solo rifutarsi di condividere qualcosa è già esprimere un dissenso.
Ci fu un tempo in cui l’unico modo per esprimere il mio disaccordo con alcune persone era… alzare un sopracciglio. Anche a me sembrava di non fare nulla, ma col senno del poi mi sono accorto che, comunque, non ci sarebbe stato nulla da fare in ogni caso.
Grazie ancora e buon fine settimana!