Vittime di Guerre Stellari? Non credo proprio…

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Non molto tempo fa leggevo una frase su Facebook in cui si definivano coloro che si sono sognati cavalieri Jedi come “Vittime sognanti della saga di Guerre Stellari”, con riferimento al fatto che sognare non basta. Ferma restando l’indiscutibile insufficienza del sogno, quando resta tale, nel cambiare le cose, trovo il resto semplicemente un giudizio infondato, forse generato da una qualche sorta di ignoranza, o di idiosincrasia per un genere che non si capisce… non lo so.

Ogni episodio di Guerre Stellari inizia infatti con una frase, sempre la stessa:

“Tanto tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…”

Ovvero la parafrasi dell’incipit di ogni fiaba:

”C’era una volta, in un regno lontano lontano…”

Questo è quello che è stato Guerre Stellari: la traslazione delle fiabe dal tempo dei nostri nonni al nostro; fiabe che servivano per portare i primi rudimenti di educazione nella vita delle persone, in tempi in cui gli insegnamenti veri, non solo esoterici, potevano davvero creare problemi a chi li tramandasse; non parliamo di tutte le fiabe, ovviamente, ma di parecchie delle più famose, a partire proprio da opere come Alice nel Paese delle Meraviglie (anche se non la considererei di certo una fiaba) etc. etc.

Ad ogni modo, senza scomodare contenuti esoterici, basta fare riferimento a quello che tutte le fiabe portavano con sé, ovvero alti ideali.

E Guerre Stellari ha fatto esattamente questo, traslando contenuti dai tempi dei Fratelli Grimm.

Il cavaliere che deve imparare quello che c’è davvero al suo interno, in modo da acquisire la capacità di difendere la principessa dalle angherie del mago cattivo… questo è in estrema sintesi il contenuto di Guerre Stellari, ed è quello di decine di racconti simili che da sempre accompagnano in tutte le epoche lo sviluppo dei bambini (e spesso anche degli adulti).

Alti ideali a cui anelare, quelli del Cavalierato e del Servizio, che io non definirei “sogni inutili” ma alcune di quelle poche cose che possono ancora salvare questo mondo.

Certo che fino a che restano sogni, restano anche inutili. Ma ricordo che il sogno altro non è che la base emotiva, l’ottava bassa del desiderio. Senza il sogno di qualcosa di più elevato non esisterebbe neppure il desiderio, quantomeno nel mondo materiale, perchè non si saprebbe cosa desiderare!

Ed a questo servono film come Guerre Stellari: a dare alle persone una possibilità in più  di aspirare ad un mondo più bello.

E se tantissimi si sono fermati al sogno, qualcuno ha invece generato il desiderio, ed in mezzo a questi “qualcuno”, alcuni hanno trovato l’ispirazione per migliorare loro stessi, in una visione magari non perfettamente evoluta ma senz’altro indirizzata al servizio del prossimo.

Vi è un errore (che ho commesso anche io in passato, lo ammetto) molto comune di questi tempi, che va di pari passo con il giudizio superficiale: quello di continuare ad insistere con le persone sul fatto che “non ci sono”, “non esistono”, “non sono presenti”… e fermarsi lì.

E’ chiaro che la presenza non è un bene comune, oggi come sempre, ma dovrebbe essere altrettanto chiaro che è perfettamente inutile continuare ad insistere su ciò che le persone “non sono”, senza dare anche una vera possibilità di uscire da quella condizione. Certo, convincere tutti che sono nulla senza di noi (o al nostro confronto) può anche avere una sua perversa quanto egoica ragion d’essere… ma qualcuno me ne spiega la vera utilità evolutiva?

Perché invece non portare le persone alla sperimentazione di un autentico, innegabile momento di reale presenza? Un solo istante di permanenza “qui ed ora” vale quanto milioni di “dovete capire che non ci siete”.

E’ vero… portare qualcuno a sperimentare quel singolo istante è un lavoro immane, ma almeno è davvero degno di tal nome. Un sogno; un alto ideale, se vogliamo.

Inutile? Non credo proprio.

Ci si vede in giro!

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