Approfondisco volentieri quanto scrissi tempo fa in alcuni post sul fare e sul silenzio (due per esempio li trovate qui e qui) sulla smania di fare e di fare rumore.
Paese che vai, smania che trovi ma alla fine queste due sono le primarie.
Perchè le persone sentono di “dover fare” altrimenti si sentono male? Non sto parlando di quel fare costruttivo, quello che deriva dal seguire un progetto, dal voler creare qualcosa. Sto parlando del “fare a tutti i costi”. Quel fare smanioso, quella traenza quasi ossessivo-compulsiva a “mettere in atto” qualunque cosa pur di non stare fermi.
E badate bene… non è una cosa recente: a ben vedere, persino nella nostra Costituzione si scrive della Repubblica “fondata sul lavoro”. Se ci pensate bene, come si fa a fondare una repubblica sul lavoro? Provate a tradurre quel “lavoro” e arriverete immediatamente a capire che si fa riferimento al lavoro dipendente (o autonomo, non cambia nulla); e dunque a quell’attività che tutti siamo costretti a fare per guadagnarci da vivere ma che, immancabilmente, mette il nostro tempo nelle tasche del datore di lavoro (o del cliente). Ho detto “costretti” ma la costrizione in questione è del tutto illusoria, tanto per cambiare e ribadire le consuetudini assurde che vigono su questo pianeta. Hai bisogno di un auto per andare a lavorare, auto che pagherai a rate perchè i soldi per pagarla in un colpo solo non li hai e quindi accetti di pagarne parecchi di più, e quei soldi li prendi dal tuo stipendio, insieme all’affitto, alle rate del cellulare, per te e per i tuoi figli (eh si, perchè a 13 anni vi sfido a trovare un ragazzo o una ragazza che non ne possieda uno) etc. etc.
In poche parole lavori per mantenere cose che usi per lavorare. Ben poco va al tuo sostentamento e ai tuo bisogni primari. La casa la devi comprare perchè i soldi per l’affitto sono buttati via! Poco importa che con un mutuo la casa non sia di tua proprietà fino ad estinzione del debito. Poco importa che tu dia alla banca molto più di quello che vale la casa, considerati gli interessi. Poco importa che in caso di crisi immobililare o svalutazione dell’immobile la banca possa venire da te e riprendersi la casa perchè il suo valore non basta più a garantire il prestito… sono i soldi dell’affitto ad essere buttati via, vero?
Questa modalità di vita è assurda, ma nessuno o quasi se ne rende conto. Il fare fa parte del gioco. Se sei occupato a fare (e fare quello cui sei costretto da un modello di vita assurdo), non hai il tempo di osservare, di guardarti dentro, di fare quello che davvero dovresti fare.
E quindi il fare, dopo un po’, diventa un vizio, un’ossessione compulsiva, nella quale ti identifichi e che genera una dipendenza ancora più profonda dell’eroina. Fai perchè non puoi fare a meno di fare. Perchè fare diventa un modo per non vedere il vuoto della tua vita che, per quanto ricca di soddisfazioni professionali, economiche etc. etc. alla fine resta vuota di qualunque cosa che conti davvero: te stesso.
Più una popolazione è vuota dentro, più si impegnerà in qualunque attività pratica, anche quando non ce n’è alcun bisogno. Sono ben poche le cose che è davvero necessario fare. Il resto è un modo per nascondere ai propri occhi l’abisso di ignoranza e vuoto che si contiene. (Oh! Attenzione a quello detto sopra: non fare nulla, compreso quello che si dovrebbe fare per arrivare a sé stessi, è ovviamente la stessa cosa vista dall’altra parte della medaglia!)
Il silenzio è ancora la stessa cosa: fai rumore perchè il silenzio ancora una volta rappresenta l’unico modo per guardarsi all’interno e dunque da sfuggire come la peste. Rumori, suoni di musica sgraziata e disarmonica, ovunque, anche in spiaggia, dove l’unico rumore che varrebbe la pena di ascoltare è quello del mare, per strada, nei locali, persino in casa. Bambini che urlano e strillano sotto lo sguardo compiaciuto di genitori completamente rincoglioniti, incapaci di distinguere il pianto comunicativo da quello del capriccio e di agire di conseguenza. Cani che abbaiano senza motivo, che i padroni non fanno nulla per zittire, magari per ore o giorni interi.
Persone che amano sentire il suono della propria voce e che per questo non fanno altro che parlare senza sosta, impiegando frasi lunghissime per esprimere concetti spesso completamente idioti o superficiali, che una riunione che potrebbe durare cinque minuti la fanno diventare di un’ora perchè devono parlare per affermare il proprio ego e non per comunicare ciò che serve davvero.
Rumore, solo rumore: anch’esso alla stessa stregua del fare, serve solo a mascherare quello che il silenzio o l’immobilità potrebbero mostrarci: noi stessi.
Ed a questo punto dovrebbe essere chiaro che, se non accetti che al tuo interno c’è poco o nulla e tutto va sviluppato, farai di tutto per non vederlo.
Provate: provate a “non fare”, provate a non fare rumori o parlare, anche solo per qualche ora e passate quel tempo di immobilità e silenzio a dare un’occhiata dentro di voi. Vedrete che paura che avrete ma se rimanete lì, se permanete nel silenzio e nell’immobilità, vedrete che prima o poi qualcosa si mostra da dentro. Magari anche solo una flebile scintilla ma qualcosa si mostra!
Ricordatevi di essere eccezionali!
Ci si vede in giro!
Fare e far rumore: la malattia dei nostri tempi
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Approfondisco volentieri quanto scrissi tempo fa in alcuni post sul fare e sul silenzio (due per esempio li trovate qui e qui) sulla smania di fare e di fare rumore.
Paese che vai, smania che trovi ma alla fine queste due sono le primarie.
Perchè le persone sentono di “dover fare” altrimenti si sentono male? Non sto parlando di quel fare costruttivo, quello che deriva dal seguire un progetto, dal voler creare qualcosa. Sto parlando del “fare a tutti i costi”. Quel fare smanioso, quella traenza quasi ossessivo-compulsiva a “mettere in atto” qualunque cosa pur di non stare fermi.
E badate bene… non è una cosa recente: a ben vedere, persino nella nostra Costituzione si scrive della Repubblica “fondata sul lavoro”. Se ci pensate bene, come si fa a fondare una repubblica sul lavoro? Provate a tradurre quel “lavoro” e arriverete immediatamente a capire che si fa riferimento al lavoro dipendente (o autonomo, non cambia nulla); e dunque a quell’attività che tutti siamo costretti a fare per guadagnarci da vivere ma che, immancabilmente, mette il nostro tempo nelle tasche del datore di lavoro (o del cliente). Ho detto “costretti” ma la costrizione in questione è del tutto illusoria, tanto per cambiare e ribadire le consuetudini assurde che vigono su questo pianeta. Hai bisogno di un auto per andare a lavorare, auto che pagherai a rate perchè i soldi per pagarla in un colpo solo non li hai e quindi accetti di pagarne parecchi di più, e quei soldi li prendi dal tuo stipendio, insieme all’affitto, alle rate del cellulare, per te e per i tuoi figli (eh si, perchè a 13 anni vi sfido a trovare un ragazzo o una ragazza che non ne possieda uno) etc. etc.
In poche parole lavori per mantenere cose che usi per lavorare. Ben poco va al tuo sostentamento e ai tuo bisogni primari. La casa la devi comprare perchè i soldi per l’affitto sono buttati via! Poco importa che con un mutuo la casa non sia di tua proprietà fino ad estinzione del debito. Poco importa che tu dia alla banca molto più di quello che vale la casa, considerati gli interessi. Poco importa che in caso di crisi immobililare o svalutazione dell’immobile la banca possa venire da te e riprendersi la casa perchè il suo valore non basta più a garantire il prestito… sono i soldi dell’affitto ad essere buttati via, vero?
Questa modalità di vita è assurda, ma nessuno o quasi se ne rende conto. Il fare fa parte del gioco. Se sei occupato a fare (e fare quello cui sei costretto da un modello di vita assurdo), non hai il tempo di osservare, di guardarti dentro, di fare quello che davvero dovresti fare.
E quindi il fare, dopo un po’, diventa un vizio, un’ossessione compulsiva, nella quale ti identifichi e che genera una dipendenza ancora più profonda dell’eroina. Fai perchè non puoi fare a meno di fare. Perchè fare diventa un modo per non vedere il vuoto della tua vita che, per quanto ricca di soddisfazioni professionali, economiche etc. etc. alla fine resta vuota di qualunque cosa che conti davvero: te stesso.
Più una popolazione è vuota dentro, più si impegnerà in qualunque attività pratica, anche quando non ce n’è alcun bisogno. Sono ben poche le cose che è davvero necessario fare. Il resto è un modo per nascondere ai propri occhi l’abisso di ignoranza e vuoto che si contiene. (Oh! Attenzione a quello detto sopra: non fare nulla, compreso quello che si dovrebbe fare per arrivare a sé stessi, è ovviamente la stessa cosa vista dall’altra parte della medaglia!)
Il silenzio è ancora la stessa cosa: fai rumore perchè il silenzio ancora una volta rappresenta l’unico modo per guardarsi all’interno e dunque da sfuggire come la peste. Rumori, suoni di musica sgraziata e disarmonica, ovunque, anche in spiaggia, dove l’unico rumore che varrebbe la pena di ascoltare è quello del mare, per strada, nei locali, persino in casa. Bambini che urlano e strillano sotto lo sguardo compiaciuto di genitori completamente rincoglioniti, incapaci di distinguere il pianto comunicativo da quello del capriccio e di agire di conseguenza. Cani che abbaiano senza motivo, che i padroni non fanno nulla per zittire, magari per ore o giorni interi.
Persone che amano sentire il suono della propria voce e che per questo non fanno altro che parlare senza sosta, impiegando frasi lunghissime per esprimere concetti spesso completamente idioti o superficiali, che una riunione che potrebbe durare cinque minuti la fanno diventare di un’ora perchè devono parlare per affermare il proprio ego e non per comunicare ciò che serve davvero.
Rumore, solo rumore: anch’esso alla stessa stregua del fare, serve solo a mascherare quello che il silenzio o l’immobilità potrebbero mostrarci: noi stessi.
Ed a questo punto dovrebbe essere chiaro che, se non accetti che al tuo interno c’è poco o nulla e tutto va sviluppato, farai di tutto per non vederlo.
Provate: provate a “non fare”, provate a non fare rumori o parlare, anche solo per qualche ora e passate quel tempo di immobilità e silenzio a dare un’occhiata dentro di voi. Vedrete che paura che avrete ma se rimanete lì, se permanete nel silenzio e nell’immobilità, vedrete che prima o poi qualcosa si mostra da dentro. Magari anche solo una flebile scintilla ma qualcosa si mostra!
Ricordatevi di essere eccezionali!
Ci si vede in giro!
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