Scusate se in questo post mi viene tanto da sorridere ma il fatto è che non riesco a farne a meno.
Stanno spopolando articoli, post e video sulla questione del colore “olo”, ovvero un colore “scoperto” nel 2025 al di fuori del campo percettivo colorimetrico dell’occhio umano (in termini scientifici: “Gamut”) e che pochissime persone sarebbero in grado di percepire e vedere e comunque solo in condizioni di particolare illuminazione laser. L’immagine a corredo di questo post non rappresenta il colore olo ma ci si avvicina un po’ e l’ho creata unicamente perchè chi ha già visto quello di cui parlo tra poco, riconosca l’argomento.
Il colore Olo, descritto come un “blu verde particolarmente brillante” da chi lo ha visto, non ha niente di nuovo. In realtà è un colore che chi pratica meditazione, in particolare centrandosi sul terzo occhio, conosce perfettamente da migliaia di anni.
Si tratta del colore che contraddistingue una sorta di “nuvole” o “macchie luminose” che si manifestano nel campo visivo ad occhi chiusi, in alcune condizioni di pratica e che non sono altro che gli effetti collaterali dell’inizio dello sviluppo della percezione relativa al terzo occhio, la cosiddetta “vista sottile”. Quelle nuvole cangianti ipersature non vengono ovviamente viste con l’occhio fisico, ma con quello interiore o sottile che dir si voglia, quando per una pratica o una tecnica di qualche tipo, andiamo a stimolare il terzo occhio.
Qualunque praticante vede quei colori da decine di migliaia di anni e sa perfettamente che possono intensificarsi fino a diventare accecanti ma svaniscono immediatamente nell’istante in cui si aprono gli occhi fisici. Questo avviene perchè in quel momento, la vista fisica riprende il sopravvento su quella sottile, cancellandone la percezione.
Il fatto che il colore “olo” possa essere reso percepibile all’occhio umano dopo una certa irradiazione con un laser è dovuto al fatto, per ora completamente ignorato, che un raggio laser, oltre ad avere una connotazione materiale, ne ha una bella robusta sui piani sottili e dunque, se sparato direttamente negli occhi va a stimolare il terzo occhio, rendendo la vista fisica momentaneamente in grado di intravedere qualcosa nel sottile.
Chiunque abbia avuto la fortuna di uscire consapevolmente dal corpo e trovarsi in un piano anche solo astrale, ha sempre descritto quei luoghi come “illuminati” da luce e colori del tutto invisibili dalla vista normale, indescrivibili con le parole e impossibili da vedere nel piano materiale. Quelli sono tutti colori “olo”… perchè si manifestano in un piano in cui anche la luce risponde in frequenza in modo diverso, dato che in un piano sottile pure la luce è sottile e così sono tutti i sensi immateriali, non più limitati dal corpo fisico.
Non c’è nulla di nuovo nel colore “olo” così come non c’è nulla di nuovo nell’immensa ignoranza ed arroganza della scienza umana.
Ricordatevi di essere eccezionali!
Ci si vede in giro!
Colore “OLO”, la sua natura reale e perchè non è niente di nuovo
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Scusate se in questo post mi viene tanto da sorridere ma il fatto è che non riesco a farne a meno.
Stanno spopolando articoli, post e video sulla questione del colore “olo”, ovvero un colore “scoperto” nel 2025 al di fuori del campo percettivo colorimetrico dell’occhio umano (in termini scientifici: “Gamut”) e che pochissime persone sarebbero in grado di percepire e vedere e comunque solo in condizioni di particolare illuminazione laser. L’immagine a corredo di questo post non rappresenta il colore olo ma ci si avvicina un po’ e l’ho creata unicamente perchè chi ha già visto quello di cui parlo tra poco, riconosca l’argomento.
Il colore Olo, descritto come un “blu verde particolarmente brillante” da chi lo ha visto, non ha niente di nuovo. In realtà è un colore che chi pratica meditazione, in particolare centrandosi sul terzo occhio, conosce perfettamente da migliaia di anni.
Si tratta del colore che contraddistingue una sorta di “nuvole” o “macchie luminose” che si manifestano nel campo visivo ad occhi chiusi, in alcune condizioni di pratica e che non sono altro che gli effetti collaterali dell’inizio dello sviluppo della percezione relativa al terzo occhio, la cosiddetta “vista sottile”. Quelle nuvole cangianti ipersature non vengono ovviamente viste con l’occhio fisico, ma con quello interiore o sottile che dir si voglia, quando per una pratica o una tecnica di qualche tipo, andiamo a stimolare il terzo occhio.
Qualunque praticante vede quei colori da decine di migliaia di anni e sa perfettamente che possono intensificarsi fino a diventare accecanti ma svaniscono immediatamente nell’istante in cui si aprono gli occhi fisici. Questo avviene perchè in quel momento, la vista fisica riprende il sopravvento su quella sottile, cancellandone la percezione.
Il fatto che il colore “olo” possa essere reso percepibile all’occhio umano dopo una certa irradiazione con un laser è dovuto al fatto, per ora completamente ignorato, che un raggio laser, oltre ad avere una connotazione materiale, ne ha una bella robusta sui piani sottili e dunque, se sparato direttamente negli occhi va a stimolare il terzo occhio, rendendo la vista fisica momentaneamente in grado di intravedere qualcosa nel sottile.
Chiunque abbia avuto la fortuna di uscire consapevolmente dal corpo e trovarsi in un piano anche solo astrale, ha sempre descritto quei luoghi come “illuminati” da luce e colori del tutto invisibili dalla vista normale, indescrivibili con le parole e impossibili da vedere nel piano materiale. Quelli sono tutti colori “olo”… perchè si manifestano in un piano in cui anche la luce risponde in frequenza in modo diverso, dato che in un piano sottile pure la luce è sottile e così sono tutti i sensi immateriali, non più limitati dal corpo fisico.
Non c’è nulla di nuovo nel colore “olo” così come non c’è nulla di nuovo nell’immensa ignoranza ed arroganza della scienza umana.
Ricordatevi di essere eccezionali!
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