C’era una volta un prof. di quelli veri.

E’ un ricordo che mi è davvero caro. Quando ero alle medie, ci fu un periodo in cui, per cause del tutto emotive, mi bloccavo ai compiti in classe di matematica. Non è che facessi fatica: ero proprio uno sfacelo.
Mi ricordo ancora che mi prendevano praticamente delle crisi di panico e tutto quello che sapevo… PUF! Spariva nel nulla!
Avevamo questo prof., un milanesone di vecchia generazione, genuino fin quasi alla commozione ma con una testa davvero fina e, lo ricordo ancora oggi, un infinito amore per i ragazzi e l’insegnamento.
Lui sapeva, lui aveva capito. Allora, un bel giorno, a mia completa insaputa, visto che io collezionavo una serie impressionante di votacci, diede a tutta la classe l’ennesimo compito. A tutta la classe tranne a me (e, ho il sospetto, anche al mio compagno di banco, perchè non mi accorgessi di nulla), a cui invece diede un compito di una facilità talmente estrema che anche un allievo delle elementari l’avrebbe risolto.
Infatti lo risolsi perfettamente e, da quel momento, non ebbi più alcun problema. Anzi, avendo ricuperato la fiducia in me stesso, iniziai a collezionare ottimi voti nelle prove successive, che invece furono perfettamente normali.
Scoprii questa cosa molti anni dopo quando, in occasione della morte di quell’Uomo (la maiuscola non è casuale), ricevetti in eredità un antico eserciziario di analisi matematica avanzata dei primi del ‘900, accompagnato da un biglietto molto semplice che diceva: “Tienilo e fanne buon uso: a me non servirà più“.
Quando lo mostrai ai miei genitori, loro si commossero parecchio e mi raccontarono quello che era accaduto (avevano sempre saputo tutto, ovviamente).
Oggi come oggi non posso fare a meno di riconoscere che se amo così tanto la scienza e la tecnologia, lo devo quasi completamente a quel gesto compiuto da un uomo che, semplicemente, amava tantissimo fare quello che faceva. E, soprattutto, sapeva capire.
Non credo che oggi cose di questo tipo possano ancora avvenire, ma non posso esserne certo. E non so nemmeno se il rapporto insegnante-allievo sia ancora così pregnante.
Quello che so è che quella persona era davvero speciale e non solo perchè mi aiutò in un momento di difficoltà.
Per questo scrivo questo post.
In qualche modo mi piace pensare che il ricordo che ho del “mio prof. di matematica delle medie“, possa ancora raggiungerlo, ovunque sia, e gli possa portare la stima e l’affetto di un uomo che, a distanza di trent’anni, gli vuole ancora un bene dell’anima.
Toccante. Auguro a tutti di conoscere persone simili almeno una volta nell’arco di una vita… ed auguro ancora di più di diventare a loro volta artefici di gesti simili.
nel mio caso era Italiano.
La situazione è un po’ diversa ma il succo è simile: alle medie avevo una media (ahah, giochino..) molto alta. Venne un giorno che, non mi ricordo il motivo, ero del tutto impreparato e immotivato. Ovviamente capitò durante un compito, per cui lo consegnai pressoché in bianco.
Non so la storia, ma finì che quell’ unico compito andato non male ma malissimo non rientrò nel calcolo del voto finale 😀
A ripensarci dopo, in effetti, c’era un bel rapporto tra me e quella professoressa, più di quanto me ne rendessi conto allora..
Davvero un gran bel Ricordo .. tocca l’anima e il cuore 🙂
Esperienze come questa mi confortano di non essere stato tra i pochi insegnanti umani che gli alunni non dimenticano. Caso vuole che a gennaio abbia pubblicato un libro sulla mia esperienza di insegnante col titolo del tuo post: “C’era una volta un prof”…!