Orientare l’interiore

Lungo la storia dell’umanità, quello tra mondi materiali e mondi più sottili è sempre stato un confine controverso. Ma solo nelle società in cui vige quella sorta di “materialismo scientifico” che potremmo associare storicamente a San Tommaso.

Nelle ere precedenti, il contatto dell’uomo con il mondo spirituale era molto più profondo ed integrato. Che si trattasse di religione, tradizione o sciamanesimo, comunque gli esseri umani hanno cercato da sempre il contatto con parti più profonde della vita e di loro stessi.

Certo, a pensare alla paura di Dio che un Cro-Magnon poteva identificare con il fuoco, viene da sorridere. Il Cro-Magnon non aveva strumenti, intellettivi e/o scientifici per comprendere che il fuoco non era altro che una manifestazione di una reazione chimica e, di conseguenza, lo metteva in quel limbo in cui dovevano per forza avere sede gli dei.

Qualche anno più tardi, la civiltà egizia ha costruito monumenti, come le piramidi, che ancora oggi nessuno si spiega come siano stati costruiti. E nella civiltà in questione, incredibilmente progredita, il fuoco era cosa comune (ma ancora associato ad un principio), mentre il lampo era una manifestazione divina, dato che all’antico egiziano mancavano gli strumenti per comprenderne la natura elettrica (cosa neppure poi così vera, a ben pensarci).

Dal Fuoco al Fulmine, il confine tra materia ed energia si era spostato già di parecchio.

Anni più tardi il fuoco è il risultato di una reazione chimica, il fulmine una semplice scarica elettrica e una reazione nucleare l’effetto di interazioni tra particelle atomiche.

E l’energia vitale, il Ki o Chi o quello che vi pare, che teoricamente potrebbe ancora essere qualcosa di relativo alla dimensione spirituale, la ricerca interiore, la scienza Yogica, quella della Meditazione, antichi insegnamenti risalenti a migliaia di anni fa… non esiste, sono tutte balle.

Il confine si è spostato, ma ha anche cambiato natura. Da linea di separazione tra ciò che si comprende e ciò che non si comprende è diventato divisione tra ciò che esiste e ciò che non esiste.

La differenza è fondamentale, in quanto esplicita la caratteristica di questa era terribilmente oscura, in cui noi uomini ci siamo allontanati nel modo più completo da quella parte spirituale della nostra realtà senza la quale non siamo diversi da animali, vegetali e minerali (se non per alcuni particolari che, presi da un punto di vista generico, non contano proprio un accidente).

Siamo diventati molto, troppo superbi. Abbiamo demandato la responsabilità di ciò cui possiamo o non possiamo credere ad altri, cui abbiamo attribuito l’autorità di definire ciò che è vero.

La Verità è. Punto. Indipendentemente da chi la racconta, da chi la sperimenta e da come lo fa.

Quello che cambia è lo spazio di esperienza. Una verità raccontata può indirizzarci, spiegarci alcuni meccanismi ma, se non realizzata, rimane una verità di seconda mano, più o meno inutile.

Allo stesso modo, affidare la responsabilità del vero ad altri, può essere un gioco il cui pericolo è ben rappresentato dalla famosa frase: “Non seguitemi perchè mi sono perso anch’io”.

Solo che una frase di questo tipo implica anche un’onestà che, oggigiorno, non è più neppure così facile da trovare. Una buona parte del mondo accademico scientifico è ancora oggi arroccata su tutt’altra posizione: “Seguitemi perchè solo io ho capito tutto“.

Una posizione che, nel migliore dei casi è frutto di buona fede e cattivo pensiero ma che, a quanto parrebbe da quello che accade nel mondo, nella maggior parte dei casi è frutto di buon dollaro e cattiva fede.

Non facciamoci fregare da questi bellimbusti, non è indispensabile. Abbiamo un cervello ed un cuore: usiamoli, possibilmente insieme.

Cambiare l’attitudine non implica perdere qualcosa nella vita ma solo guadagnarci. Rifiutarsi di credere a delle balle non ci può togliere nulla ma, al contrario, ci regala la possibilità di accrescere il nostro spazio di esperienza, orientando il nostro interiore nella direzione giusta.

Questo a sua volta opererà cambiamenti al nostro interno che ci consentiranno di cogliere di più, e vivere progressivamente sempre meglio.

Una vita più armonica, meno orientata alle stronzate e a tutte quelle cose che non potremo mai portare con noi, neppure per un solo, minuscolo passo, quando il nostro tempo sarà finito.

Pensate ad un numero preponderante di persone che la pensano anche solo così; quanto potere in meno avrebbero gli avidi, le multinazionali, i tiranni, i dittatori e gli idioti?

Tantissimo potere in meno, credo che questo sia evidente per tutti.

Orientare il proprio interiore: questo è l’inizio. La ricerca, la crescita, l’armonia e tutto il resto non potranno che seguire.

Perchè, come già detto da LamaT in un post precedente, il risultato fa parte dell’azione: basta togliere il tempo e la partenza coincide con l’arrivo.

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Pirata

questo post sfiora lungo il suo corso, poesia pura…. Complimenti Franz! Molto bello e Vero!