Tema di Maturità: come al solito mi cimento nel tema (quello su Andy Warhol e sulla fama)
Devo dire che mai come quest’anno la scelta degli argomenti presentati ai ragazzi della maturità ha fatto così schifo! In ogni caso, ho provato a cimentarmi nello svolgimento dell’unica traccia svolgibile (che infatti è stata scelta dalla stragrande maggioranza degli studenti). Come al solito, nel caso voleste darmi un voto… sapete dove trovarmi.
La traccia era:
“Nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per 15 minuti”.
Il canditato, prendendo spunto da questa “previsione” di Andy Warhol, analizzi il valore assegnato alla “fama” (effimera o meno) nella società odierna e rifletta sul concetto di “fama” proposto dall’industria televisiva (reality… ) e diffuso dai social media (Twitter…).
Il mio svolgimento sarebbe stato più o meno il seguente (con conseguente, prevedibile bocciatura, almeno ritengo…)
Innanzitutto avrei un gran piacere a capire per quale malanno si possa pensare di prendere una frase di Warhol come previsione, per quanto tra virgolette, plausibile per il futuro. Come se l’uso delle virgolette consentisse di pronunciare qualunque corbelleria sotto protezione diplomatica. Oltretutto Warhol morì nel 1987, quindi ben prima dell’attuale momento di globalizzazione (e infernale superficializzazione e strumentalizzazione) dell’informazione. Ben prima dei Social Media e dei Reality.
Dunque a che titolo se ne cita una frase come fosse autorevole? Proprio lui, che dell’immagine aveva fatto il suo mestiere, la sua arte, il suo talento primario ma che, quantomeno a parer mio, una volta fuori dal campo della fotografia, esauriva tutto il suo potere sfociando il mestiere in una grandissima “presa per il culo” (ho messo le virgolette, quindi la frase non è discutibile!). Tuttavia, se la mia frase è, invece, discutibile in quanto contraria all’aulico linguaggio che ci si aspetterebbe da un maturando, allora consentitemi di mettere in discussione pure la frase di Warhol.
Nel futuro non si sa chi sarà famoso; una cosa però è certa; se tutti avessero il loro quarto d’ora di notorietà, allora ci vorrebbero almeno un miliardo e mezzo di ore per accontentare tutti (contando una popolazione di circa sei miliardi di esseri umani). Il che implica poco più di 170.000 anni. Mi pare un arco temporale un po’ troppo esteso per dare luogo ad una qualsiasi forma di notorietà. Quindi la frase di Warhol ha lo stesso significato delle sue opere al di fuori della fotografia: un’autentica idiozia.
Proseguendo, tuttavia, nell’analisi della traccia (giacchè questo siamo chiamati a fare, prima di svilupparne la richiesta contenutistica), non si capisce per quale motivo venga operata una apparente distinzione tra la fama nella società odierna e il concetto di tale virtuale entità proposto dalle strutture mediatiche. Evidentemente chi ha cercato di darsi un tono nel proporre l’argomento non doveva avere le idee molto chiare su ciò di cui scriveva. Il concetto di “fama” viene dal greco “phama”, con il significato di “grido”, “manifesto”. Da cui il comune senso di fama intesa come stato di affermazione dell’immagine della persona.
La fama quindi è un concetto avulso ed indipendente dal sistema che permette di raggiungerla: che sia il furor di popolo a renderti famoso o un post su un blog, l’unica cosa che cambia è la velocità con cui il fenomeno ha luogo.
In altre parole, la “fama” non può essere effimera in quanto una persona o è famosa oppure non lo è. Effimero è ciò che dura poco. La fama, in quanto tale, è indipendente dalla durata. E’ la memoria che cambia. Una persona può diventare famosa in un singolo istante (questo si che dipende dai media odierni: solo trent’anni fa ci voleva molto più tempo per diventar famosi ed è per questo che la fama durava più a lungo), ed essere ricordata per secoli. Un’altra può diventare famosa lentamente, ed essere dimenticata esattamente dieci giorni dopo la sua morte.Così come il contrario.
La fama è comunque, in effetti, in qualche modo effimera, perchè dipende dalla memoria dei vivi. Non ha nulla di oggettivo: nel momento in cui la vita di chi la possiede cessa, ne svanisce anche ogni importanza per l’interessato, che di certo non se la può portare all’altro mondo.
Proseguendo su questo tono, possiamo dire che i Social Media e l’industria televisiva non propongono affatto un concetto di “fama”; semplicemente diffondono la notizia, l’informazione. I media creano la fama, non il concetto di essa.
Quindi chiunque abbia composto la traccia di questo tema, farebbe meglio a ritornare sui banchi di scuola a studiare invece di parlare di cose di cui non ha la minima cognizione.
Su una cosa è però possibile discutere: sulla prima parte della traccia, ovvero sul valore assegnato alla fama nella società odierna.
Cosa significa essere famosi, se non essere riconosciuti da un certo numero di persone? Maggiore è questo numero, maggiore sarà la fama.
L’uomo oggi basa la sua vita su valori che vanno progressivamente superficializzandosi sempre più. La superficialità determina (e consegue alla) mancanza di profondità, la quale a sua volta determina l’incapacità ingravescente di stare in piedi da soli. Ma ancora di più, l’esteriorizzazione dell’uomo ne determina la sempre maggiore inconsapevolezza di ciò che ha all’interno.
Per questo l’uomo moderno dipende sempre di più dall’approvazione e dal riconoscimento di chi lo circonda; perchè egli non è in grado di autoriconoscersi come essere unitario e senziente. L’uomo moderno non è in grado di dire “io sono”. Deve sempre trovare qualcosa che giustifichi questa frase. Il problema è noto da tempo: già qualcuno in passato era costretto a pensare per capire di essere. Oggi non basta neppure più questo; pensare non è garanzia di essere.
Saper di essere è consapevolezza intrinseca innegabile e non dipendente da fattori esterni. E questo dovrebbe esser chiaro, se non si fosse abituati a dipendere dal riconoscimento altrui per esser consci della propria esistenza. Oggi come oggi, se un uomo non venisse “visto”, “riconosciuto” da altri, se nessuno lo salutasse al mattino, se nessuno lo chiamasse al telefono, se nessuno gli mandasse una mail… ebbene quest’uomo moderno maturerebbe rapidamente il dubbio di non esistere. Perchè egli non ha autorealizzato la propria esistenza.
Ecco perchè la fama è divenuta oggetto di tanto intenso desiderio: fama significa riconoscimento da parte di un gran numero di altre persone. Maggiore è il numero, maggiore è il riconoscimento. Maggiore il riconoscimento, maggiore il senso di esistenza provato dall’uomo.
In altre parole, il perfetto (quanto ingannevole) succedaneo della consapevolezza di se’.
Purtroppo, vista l’arroganza di una parte del nostro corpo insegnante, credo che la tua revisione di bocciatura possa rivelarsi plausibile.
Per il mio punto di vista ti promuoverei anche se il tuo “tema” si fosse concluso alle prime cinque righe!!!
Di fatto non posso che essere completamente d’accordo con le tue considerazioni e cercare di “nuotare controcorrente” (come altri che leggono questo blog) per affrancarmi dalla superficialità e dalla tristezza che ci avvolgono sempre di più.
Un’ottima e serena giornata a tutti.
Condivido Franz il tuo scritto…quando ieri ho letto la traccia del tema più effettuato.…non sono rimasto indifferente.…
…per il resto.…percepirsi e sentirsi elemento quasi essenziale della vita di tutti i giorni parte sempre più dal feedback dell’ambiente che ti circonda che non da se stessi…
…un utilizzo della mente “duale” che ha bisogno quasi di uno specchio per vedersi…
ben altra cosa è percepirsi dal proprio interiore indipendentemente da dove si vive…dal ruolo sociale…e dalla propria immagine…taglio di capelli …colore degli occhi…fianchi natiche muscoli etc.….
In questo ultimo caso l’equazione belli fuori belli dentro non sempre funziona.….ho conosciuto gran gnocche ma che erano anche delle gran stronze.…!!!!!!
ciao nè.…
:bye:
Direi che, oltre a bocciarti in italiano per il pessimo svolgimento, dovrebbero rimandarti anche in matematica e/o logica.
Quando dici che servirebbero circa 1,5 miliardi di ore non consideri che la cosidetta “fama” possa essere contemporanea per più persone, e non “singolare”.
Warhol aveva un concetto di popolarità ben definito e delineato, tanto che la sua arte è una denuncia della società del suo tempo, presa e ottenebrata dalla pubblicità e dal consumismo.
Direi che il concetto si avvicina molto all’opera “Merda di artista” di Piero Manzoni, che riesce a farsi pagare e a trasformare in arte anche i suoi escrementi.
Ma probabilmente non c’è modo di farti capire questi concetti.
Cesare… ma perchè devi esprimerti aggredendo in modo così sgradevole? Non ce n’è bisogno! Questo post esprime una mia opinione, con cui puoi concordare oppure no, che puoi confutare oppure no… ma non c’è motivo di esprimersi come fai tu. Non sono tuo fratello, nemmeno tuo amico. Manco mi conosci e già opini sulla mia capacità di comprensione semplicemente perchè non sei d’accordo con me, con un’aggressione verbale che squalifica le tue parole in partenza.
Non c’è motivo di comportarsi in questo modo. Ma probabilmente non c’è modo di farti capire anche solo questo singolo concetto!
Cesare, questa e’ la risposa che Franz ha dato a me poco tempo fa…
https://blog.francescoamato.ch/2011/05/23/percezione-e-centro-motore-un-esempio-eclatante/
Aggressiva? Nooooooo !! Sgradevole? Ma va!! Mi hatto capire il concetto di lesa maesta’.
Ancora tu? Ma non dovevamo non vederci più? Comunque… perchè non racconti a Cesare anche il resto? Mah!
Concordo era una bella canzone. Sei veramente un fenomeno! Per non sentire voci dissonanti con la tua mi hai tagliato da un IP… Pazienza, Tor provvede. Lesa maesta’ strike two!
Tagliato da un IP? Hai visto troppi film.…
Bocciato.
Ma bello.
Una commissione appenna appena scaltra ti darebbe 10.
Cesare mangia meno ratti.
…spettri da censura Franz, non dare loro spazio prezioso ?!